Hanno ragione gli economisti del gruppo la voce.info a chiedere le dimissioni del sedicente ministro-tecnico dell?economia e delle finanze Siniscalco. Negli ultimi quattro anni ? quelli (s)governati dalla Casa delle libertà ? totalizziamo una crescita complessiva di 1,9 , pari ad un misero tasso annuo medio dello 0,475 vedi tabella sotto. Se prendiamo i cinque anni precedenti governati dal tanto vituperato Centro sinistra totalizziamo 10,4, ossia, un tasso medio annuo di crescita del 2,08. Se prendiamo il periodo 1993-2001 osserviamo un tasso di crescita annuo per l?economia italiana del 1,74 che si confronta con l?1,9 dei Paesi dell?area euro. Se facciamo lo stesso confronto per gli ultimi quattro anni ? quelli dell?euro ? vediamo che l?area euro totalizza un 4,5 pari un tasso medio annuo dell?1,13 che i confronta con lo 0,475 dell?Italia. E? vero che le cause del declino italiano vengono da lontano ma quattro anni sono tanti. Non sono quattro mesi. Poco o niente è stato fatto per rovesciare la tendenza o quanto meno mantenere il passo con gli altri paesi europei dell?area euro. In ogni caso, quello che è stato fatto è risultato inefficiente ed inefficace. I risultati non sono arrivati.

Intanto stante ai dati ? non si sa quanto affidabili ? dello stesso Ministro Siniscalco, l?Italia viaggia con un deficit superiore al 4% del PIL sia nel 2005 che nel 2006. Dopo avere ottenuto dalla Commissione europea l?accordo per introdurre misure graduali di aggiustamento nelle due leggi finanziarie per il 2006 e il 2007, si permette di dare una ?stoccata? all?Unione europea. L?agenda di Lisbona non ha funzionato. Sul piano della crescita, dell?occupazione e dell?innovazione l?Europa ha registrato un fallimento sia dal punto di vista del processo, che dal punto di vista dei risultati?. L?Italia invece ha fatto tutto quello che doveva fare!

Sono affermazioni gravi nel filone di quelle praticate da certi gruppi dirigenti di alcuni Paesi europei che cercano di coprire le loro incapacità ed i loro fallimenti scaricando la responsabilità sull?Unione Europea e che contrabbandano come una prova della bontà delle loro argomentazioni gli esiti negativi dei referendum francese e olandese.

Quelli che hanno letto il Trattato costituzionale europeo non possono essere tratti in inganno. Recita infatti l?art. III-178 che ?Gli Stati membri attuano le rispettive politiche economiche per contribuire alla realizzazione degli obiettivi dell?Unione definiti dall?art. I-3 e nel contesto degli indirizzi di massima di cui all?art. III-179 paragrafo 2?. Le politiche economiche non sono politiche proprie dell?Unione ma degli Stati membri. L?Unione può e deve promuovere il più stretto coordinamento ma non può andare oltre. E? evidente quindi che correttamente il fallimento non può essere ascritto all?Unione ma direttamente agli Stati membri ed in particolare a quelli che hanno avuto i peggiori risultati come l?Italia. Sono gli altri Paesi che hanno o avrebbero da ridire sul comportamento del governo italiano e non viceversa. Probabilmente gli altri si astengono dal commentare per diplomazia o buone maniere.

La settimana scorsa c?è stata una riunione segreta di Forza italiana ? si fa per dire ? e Berlusconi ha enucleato i temi della prossima campagna elettorale. Dalle indiscrezioni esce confermata la strategia di attacco all?euro ? anche perché attuato sotto la Presidenza Prodi ? all?Europa e ai comunisti nostrani. Le Lega Nord ha solo anticipato il ticket elettorale della Casa delle Libertà. Ne vedremo delle belle.

Il ministro sedicente tecnico evidentemente ha voluto dimostrare che anche lui non è meno bravo degli altri (Bossi, Maroni, Tremonti, ecc.) a vendere panzane. Intanto l?Agenzia di rating Fitch declassa le prospettive dell?economia italiane da stabile a negativo, ossia di male in peggio. Che si tratti di comunisti?

Crescita italiana dal 1993 al 2005

1993 -0,9
1994 2,2
1995 2,9
1996 1,1
1997 2
1998 1,8
1999 1,7
2000 3,1
2001 1,8
2002 0,4
2003 0,4
2004 1,1
2005 0