Abbiamo un nuovo apostolo del neo-neoliberismo: il ministro del lavoro Sacconi Maurizio che invece di cercare nuovi posti di lavoro per i disoccupati pensa ad altro. In una intervista a pagina intera ad Aldo Cazzullo, Corriere della Sera del 300810, Sacconi scimmiotta il premier inglese  Cameron : meno Stato più società. Questo dice il premier inglese dopo che il precedente governo laburista,  negli ultimi due anni, ha dovuto fare grosse operazioni di nazionalizzazione di banche e assicurazioni per circoscrivere i danni causati dalla crisi. Sacconi, controcorrente, afferma: “Con la crisi mondiale finisce il Leviatano. Finisce lo Stato pesante ed invasivo, più o meno consapevolmente costruito sul presupposto di Hobbes: l’”homo homini lupus”. Se il riferimento è all’intervento dello Stato nell’economia,  osservo che, sino al 1915, nei paesi più avanzati, il governo era sotto il 15% del PIL. Probabilmente Sacconi  si riferisce al vero patto sociale del Leviatano: assenza di pieni diritti che, al tempo di Hobbes, non erano stati mai appannaggio delle masse, in cambio della sicurezza. Definisce quella di Hobbes antropologia negativa. Prima sciocchezza. Lui ora parla di antropologia positiva (partito dell’amore?). Lo scambio che Sacconi ora teorizza é: meno diritti in cambio di un posto di lavoro. Anche sottopagato e  comunque in condizioni di incertezza perché nella globalizzazione nessuno può dormire sonni tranquilli per via dell’acuirsi della  concorrenza internazionale. Nei contratti locali – propone Sacconi –  la “modulazione delle tutele”. Paradossalmente, era più equo il Patto “leonino” di Hobbes: i deboli si affidavano totalmente ai forti in cambio di un minimo di ordine e sicurezza.

2°  sciocchezza: Sacconi arriva a collegare l’antropologia positiva alla riforma dell’art. 41 Cost e la libertà di impresa. Sic! Ci sono sarebbero controlli preventivi prima di aprire un’impresa o addirittura prima di ottenere una partita IVA. E’ un’assoluta urgenza riformare l’art. 41  quando in Italia abbiamo una intensità imprenditoriale tra le più alte d’Europa: 66 imprese ogni mille abitanti rispetto a 22 in Germania, 39 in Danimarca e 40 in Francia. Vedi  Irene Tinagli  su la stampa del 16.06.2010.  Secondo il ministro del lavoro i controlli ex ante sarebbero  collegati all’antropologia negativa , all’ipotesi dell’uomo cattivo. Mentre bisognerebbe  passare ai controlli ex post. Fa pure un esempio sbagliato. Imputa a Visco i controlli ex ante sulle partite IVA. Si dà il fatto che controlli ex post ci sono da oltre 20 anni ma non funzionano bene e che fa il governo berlusconi? Allarga progressivamente l’area delle procedure in deroga, cioè,  quelle previste originariamente solo per la protezione civile, cioè, nessun controllo. I misfatti delle c.d. Cricca sono sotto gli occhi di tutti.

3°  sciocchezza: sulla giustizia. “L’esigenza fondamentale della persona e delle forme comunitarie che genera, a partire dall’impresa, è di disporre di un quadro di certezze. E  quindi  la giustizia è giusta se è certa. La nostra anomalia è l’incertezza che domina la giustizia civile, penale, del lavoro, amministrativa, contabile”. La giustizia non si salva in nessuna  branca. Se uno lo prendesse sul serio, le sue affermazioni significano che innocenti sono condannati e colpevoli sono assolti per caso. Che non c’è giurisprudenza e che le sentenze dipendono dall’umore variabile dei giudici – da Berlusconi definiti “mentalmente disturbati”. Ma no,  il ministro non è così sprovveduto. Il problema è difendere Berlusconi  dalla giustizia politicizzata. E allora come lo fa? Affermando che la giustizia deve essere certa nei tempi. È questa la “giustizia ad orologeria” che piace al PdL. Una giustizia con un preciso e soprattutto breve scadenzario. Che poi l’imputato sia colpevole o innocente, che l’attore abbia ragione o meno, non importa. È scaduto il termine. È arrivata la prescrizione. Il processo va rottamato. Vedi caso è ciò che vuole Berlusconi per i suoi tre più delicati processi che lo attendono a Milano. Gli economisti studiano le decisioni in condizioni di incertezza. La dinamicità dei processi economici, politici, gli eventi imprevisti creano incertezza ed ansia circa la stabilità del posto di lavoro, gli sviluppi dell’economia, la prevedibilità del futuro. Questi non sono problemi che interessano il governo Berlusconi che ha la veduta corta. L’incertezza che interessa Berlusconi è quella causata dalla giustizia. Veduta corta e, quindi, tempi brevi, anzi brevissimi.