Carlo Vallauri recensisce Il Misantropo di Molière come visto da Castri e con Popolizio.

La stagione romana dalla prosa ha trovato un inizio folgorante con la rappresentazione de Il misantropo nella regia di Massimo Castri e nell’interpretazione amara e fervida nello stesso tempo di Massimo Popolizio.            Moliere viene incontro agli spettatori presentando la società del suo tempo (un Seicento già rivolto a cambiamenti di costume) con tutti i mali che ancora reggono le società moderne. Una descrizione accurata, nella conversazione di Alceste con i suoi interlocutori, nella frivolità di corrotti, corruttori e loro complici mentre le donne sembrano cercare le simpatie del protagonista. Amanti e amati si rincorrono, si contendono, si nascondono e ciascuno tira al proprio egoismo in una vita artificiosa e piena di falsità e sotterfugi.             Sembra, nel sentire attrici ed attori esprimere le loro brame ed i loro raggiri, quasi di vivere in quella superficialità cui oggi qualcuno guarda con apprensione. Popolizio usa tutte le sue qualità nel mostrare debolezze e timori del bilioso protagonista che cerca di difendersi dai compiacenti come dai furbi – miserabili gli uni e gli altri – mentre dame, coquettes, marchesi e valletti fanno a gara nell’untuosità delle “buone maniere”. Il pennello di Molière sa dipingere questi tratti umani che Castri esalta nella sua lettura del testo per spiegare agli spettatori di oggi che ciò di cui si lamentano le persone del terzo millennio sono cose già accadute.            L’impianto scenico s’impone alla vista con tanti specchi illuminati che si rifrangono l’un l’altro, costumi e parrucche ridondanti in un palcoscenico movimentato dalle luci. Gli altri ruoli importanti sono affidati a Federico Castellini (Célimene), Ilaria Genatiempo (Elinante), Graziano Piazza (Filinti) e Sergio Leone (Orante).             Successo pieno di uno spettacolo ricco di umori che civettano con il senso proprio di una visione che dall’autodistruzione soggettiva cerca di scoprire meglio la realtà. In questa cornice il risultato è pienamente raggiunto grazie da una intensa partecipazione degli interpreti.

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