Nel recente dibattito in Parlamento che nei giorni scorsi ha avviato il discorso delle riforme costituzionali, non pochi hanno sostenuto che occorre conservare il Senato per trasformarlo in Senato federale e così attuare il federalismo. Altri tra cui i saggi nominati dal Presidente della Repubblica in vista della formazione del governo del Presidente, sostengono che bisogna superare il bicameralismo perfetto perché lento ed inefficiente. Bisogna differenziare le competenze e possibilmente prevedere che il governo ottenga la fiducia solo dalla Camera dei Deputati senza rendersi conto che prevedere ciò in pratica significa adottare la forma di governo del premier. Il Senato rimarrebbe come una sorta di organo consultivo. Di certo con poteri superiori alla Camera dei Lord ma senza vero poter e di veto sulle leggi che riguardano la perequazione e i trasferimenti alle regioni. Ma noi vogliamo il governo del premier o il semi-presidenzialismo alla francese? Lo sappiamo?
Ecco che quelli che inopinatamente avanzano detta proposta probabilmente non tengono conto della tripartizione delle competente operata dall’art. 117 Cost novellato dalla riforma del 2001: competenze esclusive dello Stato; competenze concorrenti tra lo Stato e le Regioni; competenze esclusive delle Regioni. Ma non tengono conto soprattutto delle competenze dell’Unione europea. A livello europeo c’è un Comitato delle regioni che interloquisce direttamente con la Commissione europea e che ha diritto a esprimere un parere in pratica su tutto.
Oggi se prendiamo sul serio il discorso di svolta del presidente francese Hollande che ha proposto due anni di tempo per attuare l’Unione politica. Non si può far finta di niente e pertanto bisognerebbe tener presente quello che va maturando a livello centrale. Se vogliamo veramente gli Stati Uniti d’Europa il senato andrebbe spostato a livello centrale – sempre che qui si voglia un Senato come lo intendiamo oggi. Ma se così, il senato italiano può essere abrogato tranquillamente senza causare problemi di sorta. Negli USA i singoli Stati federati hanno una camera dei rappresentati ma non un senato. Quelli che ancora propongono un Senato federale ragionano sul vecchio modello di Stato nazionale, secondo me, ormai largamente superato. In questo senso, la proposta del prof. D’Alimonte non è così peregrina come potrebbe sembrare a prima vista e non è peregrina neanche la mia proposta di abrogare la Presidenza della Repubblica. Questo non deve garantire più l’unità nazionale. Semmai bisognerebbe pensare al modello di Stato che sui vuole adottare a livello europeo. Se il modello è quello presidenzialista o semi-presidenzialista il compito di garantire l’unione si sposta a livello centrale. Anche per questi motivi non bisognerebbe ripetere l’errore che si è fatto con la riforma Berlusconi del 2005 quando non si è tenuto in alcun conto delle elaborazioni fatte in sede di Convenzione per la formulazione del Trattato costituzionale.
Infatti, quando nel 2005 è stata approvata dalle Camere la riforma della II parte della Costituzione, l’art. 70 (formazione delle leggi) era lungo tre pagine. Secondo il parere di molti costituzionalisti era ingestibile ed avrebbe rallentato il processo di formazione delle leggi probabilmente più dell’attuale bicameralismo perfetto. Occorrerebbe riflettere più attentamente su questi problemi e, soprattutto, occorrerebbe meditare seriamente sulla questione dei costi della politica. Se si vuole fare sul serio, ecco abrogare il Senato e la Presidenza della Repubblica nella prospettiva dell’Unione europea farebbe risparmiare cospicue risorse. Come detto precedentemente, occorre che sia a livello italiano sia a livello europeo si chiariscano le idee circa la forma di Stato e di governo che vogliamo.