La Banca d’Italia non è più credibile. Lo ha detto Di Maio
La Banca d’Italia rivede allo 0,6 la previsione di crescita dell’economia italiana per il 2019 e si profilano seri problemi per i conti pubblici. Il vice-presidente del consiglio dei ministri Di Maio, ignaro di nozioni elementari di economia politica, ha definito apocalittica detta previsione mettendo in dubbio l’onestà intellettuale degli economisti che fanno le simulazioni del modello econometrico della BdI. Tenendo conto che questa è anche un consulente del governo in pratica sfiducia uno dei suoi massimi consulenti e lo fa con le chiacchiere da bar dello sport. Di Maio probabilmente non capisce che le previsioni non sono oro colato e che tutte le previsioni sono soggette a margini diversi di incertezza; si fanno sulla base di ipotesi circa gli andamenti spontanei e gli effetti delle azioni fatte dai governi e dagli operatori privati e degli andamenti dell’economia internazionale nella quale, in questa fase, domina una grande incertezza. Essendoci una pluralità di soggetti pubblici e privati che fanno previsioni sulla crescita dei diversi paesi, poi si vede se si raggiunge un consenso tra i diversi soggetti e, alla fine, si verificherà chi ha fatto le previsioni più vicine ai risultati reali. E’ noto che anche il Ministero dell’economia e delle finanze ha un suo modello econometrico ma stranamente non si sa se ha fatto analoghe previsioni. Oso dare al Vice-presidente del cdm un consiglio non richiesto. Perché non chiede alla Casaleggio & Associati di attrezzarsi per fare previsioni economiche o teme che il massimo stratega del Movimento 5 Stelle faccia altre previsioni apocalittiche come quelle sulla fine della democrazia rappresentativa e l’inutilità e/o intralcio dei parlamenti che saranno presto sostituiti da efficaci strumenti di democrazia diretta. E questo a dispetto del parere dei maggiori politologi e filosofi della democrazia i quali sostengono che gli strumenti della democrazia meglio si adattano a risolvere problemi di livello locale. Stiamo tutti assistendo alle conseguenze del referendum sull’uscita del Regno Unito dall’Unione europea. È un vizio congenito dei populisti fare delle semplificazioni ed accusare di sabotaggio gli altri che la pensano diversamente e richiamano l’attenzione sulla complessità dei problemi. È un vizio tipico degli aspiranti dittatori o nemici del pluralismo che adottano la logica amico-nemico, alias, “con me o contro di me”.
P.S.: Aggiornamento: qualche ora dopo aver pubblicato questo post arriva la notizia. Il Fondo monetario internazionale conferma il rallentamento dell’economia mondiale e di quella dell’Unione europea. E per l’Italia conferma le previsioni della Banca d’Italia della settimana scorsa. La direttrice del FMI Christine Lagarde aggiunge che l’Italia è un fattore di rischio per l’economia UE. Una cosa ovvia visto che, per dimensioni, l’economia Italia è la quarta, cresce meno delle altre e che abbiamo il secondo debito pubblico più alto la cui sostenibilità è inevitabilmente revocata in dubbio proprio dalla prevista caduta del tasso di crescita. Questa volta risponde l’altro Vice-presidente del Consiglio dei ministri Salvini il quale, indispettito ma altrettanto ignaro di economia e storia finanziaria del suo socio di maggioranza governativa, non sa fare altro che rimproverare alla Lagarde gli errori commessi dal FMI nel passato. Uno sport a cui Salvini e Di Maio sono adusi: tutti i loro predecessori hanno sempre sbagliato tutto. Viceversa loro non hanno dubbi sul loro operato: stanno facendo tutto alla perfezione.
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