Nei giorni scorsi, in sede di Commissione parlamentare di vigilanza sull?Anagrafe tributaria il vice-ministro Visco con delega alle finanze ha risposto ad alcune domande di parlamentari che giustamente hanno sottolineato i rischi connessi alla costruzione ed esistenza di banche dati con informazioni sensibili. Non avendo trovato sul sito del parlamento il resoconto mi riferisco ai virgolettati di più giornali circa le risposte alle domande relative alle famigerate proposte di rendere tracciabili tutti i pagamenti ai professionisti e lavoratori autonomi, alle norme che prevedono di memorizzare tutti i rapporti finanziari tra individui, famiglie e intermediari finanziari di ogni specie.
Visco intanto ha dovuto ammettere che negli Stati Uniti non c?è niente del genere quanto meno come banca dati collegata al Ministero del tesoro. Negli USA, gli ispettori delle tasse, alla bisogna, accedono alle banche dati private esistenti.

Una seconda considerazione che Visco ha fatto è che ?oggi i controlli fiscali sono poco efficaci e pertanto l?evasione è a livelli record?.
Semplificando, le domande che bisogna porsi sono due: perché gli accertamenti sono poco efficaci? Sono le suddette banche dati strettamente necessarie per migliorarne la qualità? Ho spiegato già, in precedenti blog, che i controlli dell?Agenzia delle entrate sono di tipo parziale, recuperano qualche piccola evasione, applicano le relative sanzioni ma non mirano ad accertare la vera capacità contributiva dei contribuenti come singoli. Non possono riferirsi alla famiglia perché osta la sentenza n. 179/1976 della Corte Costituzionale. Tanto meno i controlli mirano ad accertare le loro variazioni patrimoniali. Se poi considero che secondo la legge e la metodologia degli studi di settore il fisco deve concordare con imprese e lavoratori autonomi solo ricavi stimati e non accertare quelli effettivi, non vedo a che cosa possano servire suddette delicatissime banche dati. Meglio, in teoria possono essere utili per accertare imprenditori, lavoratori autonomi, organizzati su base individuale, ma in pratica non sono strettamente necessarie. Se ne può fare a meno e l?esperienza USA citata dallo stesso Visco lo dimostra.

Merita un commento l?altra considerazione che Visco ha fatto, come dire, per cercare di tranquillizzare gli stessi soggetti che da mesi cerca di spaventare: ?non vogliamo perseguitare nessuno, non ci interessano i piccoli artigiani e commercianti, ma non vorremmo che le preoccupazioni circa i possibili abusi delle banche alla fine coprano o assicurino l?immunità ad altri?. Se è vero quello che ho detto prima circa il tipo di controlli, il modello attuale di accertamento attraverso gli studi di settore, insistere nel ritenere che tali banche dati siano necessarie per migliorare i controlli è sbagliato. E il vice-ministro Visco aggrava la sua posizione quando afferma che rispetto alle possibili anzi probabili violazioni delle suddette banche dati da parte di ?guardoni? e/o di delinquenti con il colletto bianco prevede controlli interni rafforzati e tutele speciali per politici, grandi imprenditori, personaggi dello sport e dello spettacolo, insomma, i c.d. VIP.

Che cosa deve pensare un cittadino normale, un borghese piccolo ed insignificante? Che le tutele non sono e non possono essere uguali per tutti. Che non c?è giustizia!
A ben vedere, in alcuni casi speciali, può essere fondato un trattamento differenziato che preveda per ruoli e responsabilità diversi tutele e garanzie diverse: è il caso in evidenza in questi ultimi tempi degli operatori dei servizi segreti ma nel caso che ci occupa il trattamento differenziato non trova alcun fondamento. Le regole della privacy o valgono per tutti o non valgono per nessuno. Semmai devono essere asimmetriche all?incontrario, nel senso che politici, funzionari e manager pubblici devono essere sottoposti ad un regime di maggiore trasparenza che non il comune cittadino. Anni fa si era parlato di un?anagrafe patrimoniale per i dirigenti pubblici. Perché Visco non si impegna a costruirla?

Lo ripeto, in linea di principio: le regole della privacy o valgono per tutti o non valgono per nessuno. Siccome quest?ultima ipotesi non è accettabile perché con la tecnologia oggi disponibile il mondo diventerebbe non il villaggio ma il cortile globale, anzi, il famoso panopticon di Jeremy Bentham che nel 1791 progettava in forma radiocentrica il carcere ideale nel un solo guardiano potesse controllare tutti i prigionieri in ogni momento del giorno e della notte, il vice-ministro delle finanze farebbe bene a usare maggiore cautela. Non si possono proporre schemi diversi di protezione della privacy a seconda che parliamo di VIP o di comuni cittadini. In un Paese democratico, questo non è accettabile e i comuni cittadini di destra o di sinistra che siano hanno fondati motivi per arrabbiarsi.