Dopo una settimana terribile (quella del 14-19), né inizia un’altra peggiore. Lunedì 21: 1 e 2 ganci al volto di Prodi. Comincia la prolusione del Cardinale Bagnasco alla Conferenza dei vescovi italiani: critica alcuni provvedimenti della legge finanziaria 2008. Gli aiuti alla famiglia sono valutati come insufficienti. Parla della legge 194. ne chiede un aggiustamento e, soprattutto, chiede risorse per finanziare i consultori. La stampa presenta il tutto come un attacco veemente al governo. Forte del successo di pubblico di Domenica 20 gennaio all’Angelus del Papa, la CEI mostra i muscoli. Nel pomeriggio Mastella lascia la maggioranza e avvia la crisi di governo.

La venuta meno della maggioranza ha spinto il Presidente del Consiglio a presentarsi al Parlamento per chiedere una conferma della fiducia. L’ha ottenuta alla Camera dei Deputati ma l’ha mancata ieri 24 gennaio al Senato per cinque voti. Non c’è dubbio ormai che la crisi di governo sia stata determinata dalle dimissioni di Mastella dal Governo prima e poi dal ritiro dalla maggioranza sia pure come motivo scatenante.

Il motivo addotto è che il governo non avrebbe dimostrato sufficiente solidarietà al suo Ministro della Giustizia indagato insieme alla moglie, parenti e affini e altri esponenti dell’UDEUR campano per corruzione, concussione e altri presunti reati in relazione alla nomina di dirigenti amministrativi, sanitari e primari ospedalieri in Campania. La moglie signora Sandra Lonardo, che non è una semplice casalinga ma il Presidente del Consiglio regionale della Campania, come noto, è stata posta anche agli arresti domiciliari proprio la mattina stessa che il Ministro della Giustizia doveva svolgere la sua relazione al Parlamento sullo stato della giustizia in Italia.

Le accuse sono gravi anche se molti hanno cercato e cercano di minimizzare sull’alibi: così fan tutti.. E certo, indagare il Ministro della giustizia e il suo entourage campano non pare una decisione che un magistrato possa prendere a cuor leggero. Né si può pensare che il Procuratore di S. Maria Capua Vetere si sia mosso come pedina di un complotto da parte di componenti dell’opposizione e/o della stessa maggioranza a cui apparteneva Mastella. Come molti ricordano, Mastella era indagato anche a Catanzaro dal giudice De Magistris. Questi è stato sottoposto a procedimento disciplinare e, alla fine, il Consiglio superiore della magistratura l’ha trasferito ad altra sede dove non potrà esercitare la funzione inquirente. A tempo di record, ieri 24 gennaio, a tre giorni dalla scadenza del suo mandato, il CSM ha sostituito il procuratore di Santa Maria Capua Vetere Mariano Maffei che ha iniziato l’indagine campana a carico di Mastella e suoi adepti.

Una persona comune non sa cosa pensare. Delle due l’una: o i magistrati sono per lo più “mentalmente disturbati” come ha sempre sostenuto Berlusconi anche quando era Presidente del Consiglio dei Ministri, oppure c’erano e ci sono elementi concreti per aprire un’indagine penale. Sono i giudici incompetenti o è la casta dei politici che non accetta di essere indagata? L’errore in teoria non si può mai escludere. Se nel caso dell’ex Guardasigilli, si scoprirà che i magistrati hanno sbagliato, i Mastella e loro sodali sapranno come rivalersi in termini di responsabilità dei giudici inquirenti.

Per Mastella e per gli altri quattro senatori eletti con l’Unione che hanno ieri votato contro il Governo, si ripropone il discorso dell’alternativa: etica del convincimento o etica della responsabilità; sensibilità per la verità o sensibilità per gli interessi particolari. Salvo il caso di 1-2 senatori che probabilmente hanno votato contro il governo più per convincimento che per interesse individuale, non c’è dubbio che gli altri tre si sono mossi per interessi. Anche alla luce di quello emerge da indagini giornalistiche, quello di Mastella e dell’UDEUR sembra un caso tipico di familismo amorale meridionale che antepone l’interesse particolare a quello generale del paese. Far cadere un governo perché, contrariamente alle apparenze, non avrebbe dimostrato sostanziale solidarietà con un suo ministro caduto, a torto o a ragione, nella rete della giustizia, appare decisione veramente abnorme. Il fatto che la classe politica locale e non solo si comporti allo stesso modo non giustifica niente. Infatti, è altrettanto inaudito che il presidente della giunta regionale siciliana Cuffaro, condannato in primo grado per favoreggiamento di imprenditori attivi nel settore sanitario e giudiziariamente certificati come mafiosi, e interdetto dai pubblici uffici decida di non dimettersi dal suo incarico, è cosa che può succedere solo in Italia. Qui il familismo non è solo amorale ma schiettamente mafioso. Se uno ricorda anche la figura di Francesco Fortugno, vice-presidente del Consiglio regionale della Calabria, assassinato il 16 ottobre 2005, dalla malavita calabrese sempre per questioni di spartizione dei “bottino sanitario”, dovrebbe essere chiaro a tutti che la gestione deifinanziamenti della sanità, che nel Sud arrivano in gran parte dal centro, pone delicati problemi di gestione e controllo che vanno affrontati in maniera seria e non possono essere lasciati nelle sole mani dei politici locali.

Sono sicuro che gli italiani capiranno che il problema non è solo di sistema elettorale come politici, stampa e media (non sempre al servizio della verità, quando non asserviti a interessi particolari) vogliono far credere loro. È un problema fondamentale di etica. E questa non può essere sempre e comunque separata dalla politica.