Ieri il Presidente Berlusconi ha parlato all’assemblea della Confesercenti e ha detto che i giudici politicizzati sono la metastasi della democrazia. Precedentemente li aveva definiti mentalmente disturbati. C’è da meravigliarsi dell’arroganza di Berlusconi? No. Infatti sta continuando la sua battaglia di delegittimazione degli altri poteri dello Stato. Ma che cosa ha scatenato la sua rabbia  ieri?  Il parere del Consiglio superiore della magistratura sul DL sulla sicurezza con norma salva-premier. Una legge che bloccherebbe circa 100 mila processi nel tentativo di camuffare una legge ad personam. Nel merito una breve considerazione. Silvio Berlusconi, da un lato, dice – anzi giura sulla testa dei suoi figli – di essere innocente rispetto all’accusa di corruzione di giudici, dall’altro lato,  dice di essere sicuro  – e lo conferma anche il suo  avvocato on. Pecorella – che se si facesse processare sarebbe condannato e non potrebbe continuare a governare. A me non sembra affatto credibile che un giudice – siapure politicizzato – condannerebbe senza prove inoppugnabili un Presidente del Consiglio dei ministri così per favorire l’opposizione. Delle due l’una: o è innocente e allora si dovrebbe far processare come qualsiasi altro cittadino oppure è colpevole e allora non è degno di stare dove sta. Non c’è investitura elettorale che possa giustificare il rinvio del processo per un’accusa così infamante. Se Berlusconi avesse corrotto sul serio i giudici da privato cittadino, è troppo alto il rischio che ora abusi della sua posizione di potere per evitare il giudizio. Negli Stati Uniti d’America, per l’accusa di spionaggio a danni del partito democratico, Nixon è stato costretto a dimettersi. Venti anni dopo, Clinton è stato sottoposto al lunghe indagini e agli interrogatori di un giudice speciale perché aveva mentito circa i suoi rapporti intimi alla Casa Bianca con una giovane stagista.

Ma in Italia i politici sono una casta e, come membri di una casta, non accettano di essere sottoposti alla legge. Meno che mai può accettare di essere giudicato chi impersona una concentrazione di poteri politici, legislativi, esecutivi, mediatici mai vista in una democrazia occidentale.  Silvio Berlusconi è a un tempo, un plutocrate, un imprenditore anarco-capitalista, oligopolista dei mass-media, del business della pubblicità, Presidente del Consiglio dei ministri con una maggioranza di parlamentari “nominati” per lo più da lui medesimo. Al di là del caso giudiziario  personale, bisogna rendersi conto che, in Italia,  Berlusconi è il massimo rappresentante della Neodestra che, come in altri paesi, cerca di avocare a se tutti i poteri: legislativo, esecutivo, burocratico, giudiziario, finanziario, culturale, mediatico, editoriale,ecc. Non ultimo organizza  lo sport e  lo spettacolo. Una neodestra che strumentalizza la religione inseguendola, dandosi carico dei c.d. temi eticamente sensibili.  In breve, la neodestra è il Leviatano sorridente, il Mostro Mite di R. Simone. Per un uomo, da una vita abituato a comandare da solo, è comprensibile ma non giustificabile che trovi inaccettabile la resistenza dei giudici. Proprio per questi motivi, occorre difendere a spada tratta non solo la separazione dei poteri ma la loro salvaguardia, il rafforzamento della loro autonomia e indipendenza, dando ad alcuni di essi veri e propri poteri di veto.