Da tempo molti commenti di autorevoli editorialisti, fingendo di rispondere a domande dei lettori, si chiedono se è normale  che la vicenda di un appartamento da 55 mq a Montecarlo possa dominare per mesi interi le cronache dei giornali e degli altri media di un paese come l’Italia  che ama considerarsi tra i primi dieci del mondo. No. Non è normale! Molti ritengono che la questione sollevi comunque dubbi sulla credibilità e reputazione della terza carica dello Stato. Altri ignorano che i due giornali della famiglia Berlusconi hanno almeno un precedente significativo come quello riguardante Boffo il direttore dell’Avvenire, organo della Conferenza episcopale italiana. Pochi si rendono conto che questo è parlare d’altro per nascondere la vera materia del contendere.  All’indomani della diffusione di un videomessaggio da parte del Presidente della Camera (25.09.10)  si distingue un editoriale di Sergio Romano sul Corriere della Sera “Più in basso è difficile”, che la dice lunga sulla posizione c.d. terzista di questo giornale. Secondo Romano,  il paese è affetto da una sorta di schizofrenia. “quando discute di politica o scende in campo come militante per un partito o un movimento, l’italiano esprime giudizi radicali, denuncia situazioni intollerabili, minaccia azioni violente, propone soluzioni estreme. Quando organizza la sua vita, amministra i suoi soldi e fa le sue scelte quotidiane , è generalmente un buon calcolatore dei costi e dei benefici di una qualsiasi decisione, piccola o grande, che attenga ai suoi personali interessi”. Insomma, gli italiani sono tutti affaristi. Seguono le evidenze sulla ricchezza degli italiani e altre considerazioni di contorno.   Nel contesto del pezzo, è evidente che questa osservazione si riferisce anche al comportamento di Fini e della sua attuale famiglia acquisita. E, infatti, nel suo videomessaggio del 25 u.s., Fini ammette qualche ingenuità o leggerezza, promette di dimettersi se fosse provato per tabulas che la casa di Montecarlo appartiene al cognato. In sostanza, fa un discorso sostanzialmente conciliante con il premier. Ha detto, inoltre, che non c’è stato cattivo uso del denaro pubblico. Come noto, l’appartamento è arrivato ad AN da una donazione di una ricca signora che credeva nella causa. Su questo punto vorrei fare una prima osservazione scarsamente tenuta presente  dagli editorialisti e commentatori. Se i partiti, secondo la Costituzione, sono pilastri essenziali della nostra democrazia, non si può sostenere che le risorse che ad essi affluiscono dai privati siano un fatto privato. L’approvvigionamento  e l’utilizzo dei fondi  dei partiti, per noti motivi, deve esser sottoposto al massimo di trasparenza e di correttezza se ai mali del populismo non vogliamo aggiungere quelli della plutocrazia.

La seconda osservazione riguarda proprio l’ennesimo chiarimento di Fini che è una mezza confessione di colpevolezza non proprio sulla linea “così fan tutti” ma di quelle che non fanno chiarezza del tutto rispetto ad una situazione avvolta da diversi veli societari particolarmente opachi come sono quelli delle società offshore costruite volutamente per nascondere i veri proprietari. E tuttavia è un fatto che il cognato ha in affitto l’appartamento. Ma se uno pensa alla casa dell’ex ministro  Scaiola, in parte pagata a sua insaputa, alle ristrutturazioni graziosamente fatte con fondi pubblici, alle dimissioni “spontanee” del sottosegretario Brancher,  alle consulenze elargite alle mogli, ai parenti e agli amici degli amici,  e ad altre più importanti accuse che gravano su componenti di questo governo a partire dalle vicende di corruzione dei giudici da parte di emissari  dell’attuale primo ministro, si pone inevitabilmente una questione di etica pubblica e di proporzionalità delle pene, che non va affatto trascurata se questo paese vuole trovare la strada per uscire dalla palude melmosa in cui è sommerso.  L’uomo più perseguitato del mondo – come lui stesso si definisce – non ha fatto un solo giorno di galera o di arresti domiciliari ma li hanno fatti  gli altri tra cui suo fratello e suoi  importanti collaboratori come l’Avv. Previti. Il Presidente Fini è stato sottoposto a campagne giornalistiche di discredito  che certamente gli hanno provocato grande afflizione fin da quando nell’aprile scorso osò dissentire con  il premier in pubblico nel corso della direzione del PdL e ancora più pesantemente da quando, nel luglio scorso, in pratica è stato espulso dal PdL senza l’ombra di un contradditorio.

Terza osservazione. Non è una questione di appartamenti venduti irregolarmente o a prezzi di favore. È una questione di potere non solo nel PdL ma soprattutto nel governo e nelle altre istituzioni.  La disputa tra Berlusconi e Fini nasce dalla diversa visione del mondo e del potere. Berlusconi è guidato dal modello “un uomo solo al comando”, ossia, un capo, un programma, e una maggioranza blindata. La sua è una rozza trasposizione di un  vecchio modello aziendale nella politica e nelle istituzioni, dove deve comandare uno solo e tutti gli altri devono obbedire a chi ha avuto l’investitura diretta del popolo. Chi non rispetta questo principio è un fellone. Non è più un amico ma un nemico che va sconfitto o annientato con tutti i mezzi a disposizione – leciti o illeciti. E della legittimità dei mezzi utilizzati è lui, l’eletto dal popolo, che può giudicare.  Si scrive molto di dossieraggio ma sarà difficile ottenere le prove ma l’obbiettivo resta quello di distruggere il nemico. E Berlusconi, tycoon dei media – come viene spesso definito  dalla stampa estera –, ha ben altri mezzi a disposizione con i quali , direttamente o indirettamente influenzare l’opinione pubblica e gli opinionisti.

Molti scrivono di aria torbida e di atmosfera desolante; parlano di Fini, della famiglia Tulliani che si sarebbe arricchita alquanto velocemente; insinuano pensieri maliziosi  ma lasciano in ombra il motivo vero per cui tutto ciò sta accadendo. Berlusconi perde consensi; vede sempre meno probabile assicurarsi uno scudo giudiziario che lontano dai processi a vita; vede grosse difficoltà a mantenere la maggioranza; vede il terreno che gli frana sotto i piedi;   ha perso l’appoggio della Chiesa per via dei suoi comportamenti disdicevoli; sta perdendo quello della Confindustria che non beve più la storiella “ siamo usciti dalla crisi meglio degli altri e siamo più forti di prima”. Non esita a usare qualsiasi  mezzo per distruggere la figura di Fini nella speranza che, una volta distrutto il leader di FeL, molti dei finiani tornino all’ovile e gli restituiscano la maggioranza che aveva vinto nelle elezioni del 2008. Dopo tutto, secondo Berlusconi, tutti hanno un prezzo e da uomo con mezzi abbondanti, con le buone o le cattive, pensa di potersi comprare i voti che gli servono. I prossimi giorni o mesi ci diranno se la classe dirigente e gli opinion makers vorranno prendere atto che in questo paese c’è una fondamentale questione di democrazia oltre che di etica pubblica. E i grandi editorialisti del più grande giornale italiano farebbero bene a parlare chiaro e smettere di fare i terzisti.