Alcuni commentatori parlano di un rischio default delle istituzioni che si sarebbe venuto a creare nel Paese. Secondo me, il rischio lo ha creato inopinatamente il Presidente della Repubblica quando non ha dato l’incarico pieno a Bersani. Secondo me, forzando le regole costituzionali perché, nella repubblica parlamentare, il compito di formare il governo spetta in primo luogo ai partiti e non al Presidente della Repubblica. Il mio è un discorso sul filo del rasoio e certamente non è condiviso da quanti propendono per la Repubblica presidenziale. Bersani che aveva ricevuto un incarico solo esplorativo non è stato in grado di dimostrare di assicurarsi i voti per raggiungere la maggioranza in Senato dopo il netto rifiuto del M5S. Quindi il presidente Napolitano non lo ha congelato – come sostenevano alcuni giornalisti – ma lo ha messo da parte. Non gli ha dato la possibilità di verificare se si poteva raggiungere un accordo con il PdL. Ci ha provato in prima persona, ha fatto le consultazioni lampo e ha verificato direttamente che non c’era alcuna maggioranza per fare il governo. A questo punto Napolitano entra in tilt. Non sa più cosa fare. Congela il governo Monti che rappresenta solo lui e nomina 10 saggi, opportunamente, per prendere tempo e verificare punti di convergenza tra i programmi del PD, Pdl e Lista Civica. Ma lo aveva appena fatto lui medesimo. In realtà cambia tattica. Si avvicina la data della convocazione delle Camere in seduta comune. Napolitano decide di rinunciare a fare altri tentativi per fare il governo e aspetta che si elegga il nuovo Presidente della Repubblica, naturalmente e doverosamente, sulla base delle larghe intese – specialmente dopo che senza di queste il PD era riuscito ad eleggere i Presidenti delle Camere.
Il metodo è corretto ma non funziona. Vengono bocciati Marini e Prodi per defezioni di parlamentari del PD. Affrettatamente si decide di andare avanti e non perdere altro tempo. Inopinatamente i principali partiti si mettono d’accordo per la rielezione di Napolitano. È un ping pong. La palla è rimandata al Presidente della Repubblica che ora ha il potere di sciogliere le Camere. Nel discorso inaugurale Napolitano minaccia di dimettersi davanti al Paese se i tre partiti sopra menzionati non si mettono d’accordo. Berlusconi esulta perché i sondaggi lo danno davanti al PD. Fin qui ha vinto lui.
Napolitano organizza altre inconcludenti consultazioni lampo e, dopo una notte di riflessione, dà l’incarico all’On. Enrico Letta il quale lo accetta con riserva e dichiara che non farà un governo a qualsiasi costo. Gli risponde l’ineffabile On. Brunetta, presidente del gruppo PdL della Camera, dicendo che visto che il PD al momento ha fatto poker, ossia, si è assicurato le prime quattro cariche dello Stato, il programma di governo deve essere quello del PdL inclusa l’abrogazione irrinunciabile dell’IMU sulla prima casa e la restituzione di quella pagata per il 2012. Non mi pare che l’inizio sia promettente. Ci sono tutte le premesse per il fallimento del tentativo del presidente incaricato. Ma il Presidente Napolitano – come un disco rotto – dichiara che non c’è alternativa al successo dell’On. Letta E.. Non c’è alternativa alle larghe intese con Pdl e Scelta Civica. Ora può sciogliere le Camere. Una minaccia o una promessa? Ma lo scioglimento delle Camere a chi gioverebbe?
Berlusconi ha accolto l’invito del suo amico George W. Bush che inaugura la sua biblioteca. Berlusconi non rilascia dichiarazioni per addotte difficoltà nei collegamenti telefonici. Ma corrono voci secondo cui vorrebbe il suo Consigliori Gianni Letta come sottosegretario alla Presidenza del Consiglio al posto di Catricalà. Se così fosse, Letta G., noto per le sue grandi doti di mediazione dietro le quinte, potrebbe fare il miracolo di favorire la formazione di un governo presieduto dal nipote anche nell’interesse del suo Capo. Sembra un paradosso ma non lo è. Nonostante il poker di cariche istituzionali, grazie alle scelte del Presidente della Repubblica dal 2010 a questa parte, le carte sono rimaste in mano a Berlusconi. Ma le mie sono solo maldicenze.