Secondo la mendace propaganda governativa, la riforma della giustizia sarebbe attesa da venti anni. Oggi verifichiamo che non c’è accordo nella maggioranza sulle intercettazioni e sulle prescrizioni. La prima è una questione vecchia quanto il cucco. Negli Stati Uniti se ne discute da almeno 50 anni e sono state emanate diverse regolamentazioni. Dopo il Patriot Act di Bush jr. (26-10-2001) è noto a tutti che non c’è privacy e che siamo tutti spiati. L’”acronimo” sta per Unire e rafforzare l’America con la messa a disposizione di appropriati strumenti necessari per intercettare e bloccare il terrorismo. Tutte le nostre telefonate sono registrate e conservate. La nostra mail è controllata. La tecnologia più aggiornata consente questo e di più. Abbiamo visto recentemente che nessuno è risparmiato. La Merkel è intercettata dagli americani; il segretario di Stato Kerry è a sua volta intercettato dagli israeliani e così via. In Italia si fa finta di niente e si va avanti a discutere proposte che hanno un solo fondamentale scopo. Limitare l’uso di uno strumento investigativo di fondamentale importanza per combattere la criminalità organizzata, la corruzione dilagante e il terrorismo. Noi siamo immunizzati rispetto a questi problemi?
Da un lato si allarga il dissenso sulle prescrizioni. C’è chi vorrebbe tornare allo status quo ante legge Cirielli e chi vorrebbe estendere le prescrizioni brevi come si è fatto anche in materia fiscale, dall’altro si introduce l’indulgenza per i reati minori. Hai i soldi, paghi e ti conquisti la grazia. È l’amnistia a pagamento, ma la misura più grave restano le prescrizioni brevi. Data la lentezza del sistema giudiziario queste fungono da un condono ordinario quasi gratuito. Ma mi possono obiettare: il piano per la giustizia prevede misure per rimediare a questo problema. Un piano straordinario di mille giorni – il premier non può fare a meno di questo intervallo temporale – attraverso il taglio o il dimezzamento del periodo di ferie dei giudici e del personale amministrativo. Che manchino 8 mila unità di personale tecnico nel settore della giustizia non importa, i giudici devono lavorare di più. Se poi sbagliano arriva la più severa responsabilità civile degli stessi. È diventata l’ossessione dei governanti. I giudici che sbagliano devono risponderne direttamente ed in pieno. Così imparano a perseguire i potenti. Continua quindi la campagna di intimidazione dei magistrati che, per carità, avranno le loro colpe ma, di norma, amministrano la giustizia, cioè, applicano la legge per eccezione e, non di rado, alla cieca, ossia, in modo imparziale. Ma così non va bene ai politici potenti e corrotti ed, in Italia, pare che ce ne siano tanti per un motivo o per un altro.
Come cittadino, mi chiedo. Ci sono altri funzionari pubblici che applicano giornalmente la legge. Come mai Matteo – così nella sua mail ufficiale – non si pone il problema della responsabilità civile dei burocrati di cui lui è il sommo capo? Anche i burocrati applicano o dovrebbero applicare imparzialmente la legge e non credo che ragionevolmente, si possa assumere che non commettano mai errori. Di contumelie e vituperi nei confronti dei burocrati provenienti anche da esponenti del governo sono pieni i giornali. Mi viene di chiedermi come mai queste voci non giungono neanche alle attente orecchie della ministra Madia? Se questo è il modo di cambiare l’Italia, lo lascio dire ai lettori.
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