La terra è la casa di tutti gli essere umani, di tutti gli animali e dei vegetali. È questo il presupposto fondamentale dell’ecologia integrale che tutti gli uomini di buona volontà devono assumere.
Afferma Papa Francesco che “se teniamo conto che anche l’essere umano è una creatura di questo mondo, che ha diritto a vivere e ad essere felice, e inoltre ha una speciale dignità, non possiamo tralasciare di considerare gli effetti del degrado ambientale, dell’attuale modello di sviluppo e della cultura dello scarto sulla vita delle persone”.
Speciale dignità, speciale responsabilità individuale e sociale. Le frasi che riportiamo sono citazioni dal paragrafo rubricato deterioramento della qualità della vita umana e degrado sociale. Il degrado ambientale è anche degrado sociale che è generato dall’attuale modello di sviluppo che non produce spontaneamente un “rapporto armonioso” tra crescita economica e miglioramento dell’ambiente. Anzi non di rado la prima viene collegata anche alla produzione di diseconomie esterne di cui le imprese e i governi non si danno carico.
Continua Papa Francesco: “Oggi riscontriamo, per esempio, la smisurata e disordinata crescita di molte città che sono diventate invivibili dal punto di vista della salute, non solo per l’inquinamento originato dalle emissioni tossiche, ma anche per il caos urbano, i problemi di trasporto e l’inquinamento visivo e acustico. Molte città sono grandi strutture inefficienti che consumano in eccesso acqua ed energia. Ci sono quartieri che, sebbene siano stati costruiti di recente, sono congestionati e disordinati, senza spazi verdi sufficienti. Non si addice ad abitanti di questo pianeta vivere sempre più sommersi da cemento, asfalto, vetro e metalli, privati del contatto fisico con la natura”.
Il riscaldamento causato dall’enorme consumo di alcuni Paesi ricchi ha ripercussioni nei luoghi più poveri della terra, specialmente in Africa, dove l’aumento della temperatura, unito alla siccità, ha effetti disastrosi sul rendimento delle coltivazioni.
In queste frasi, come in altre che ricorrono nel documento, si esprime la visione dell’interdipendenza tra la natura, l’ambiente e l’uomo, tra l’economia e l’ambiente, tra il modello di sviluppo economico e sociale e la natura. Non è vera l’equazione che alcuni fanno tra crescita economica e crescita civile della società. Anzi prevale il contrario. Alla crescita di alcuni corrisponde l’impoverimento di altri. Un’interdipendenza totale tra destino della natura e destino dell’uomo via via che ci avviciniamo pericolosamente all’esaurimento di certe risorse come l’acqua e l’aria pulita.
A fronte delle diseguaglianze crescenti non solo all’interno dei paesi poveri ma anche di quelli ricchi, a fronte del global warming e del degrado sociale, serve una ecologia integrale. Serve quella che Papa Francesco chiama una “conversione ecologica” ma che, in realtà, è una vera rivoluzione culturale, economica e sociale.
Rispettare l’ambiente, curarlo, evitarne il degrado, ridurre il riscaldamento globale non è opera facile, alla portata dei governi nazionali.
Si tratta di un bene pubblico globale per eccellenza per il quale servirebbe un’autorità planetaria, un governo mondiale che si desse carico anche delle diseconomie esterne che certe attività produttive creano. Purtroppo siamo ben lontani dall’averne una in grado di affrontare un simile problema. Da alcuni decenni, in alcuni paesi, si è affermato il principio “chi inquina paga”, ma la sua applicazione non è rigorosa e coerente neanche nei paesi dove la cultura ecologica è relativamente più sviluppata.
Serve anche una nuova cultura politica, economica ed ecologica che sappia affrontare a livello globale non solo i problemi dell’equità verticale ed orizzontale ma anche quelli intergenerazionali. La casa comune, la “sorella terra” non appartiene solo alle generazioni presenti ma anche a quelle future e le generazioni presenti hanno delle precise responsabilità rispetto a quelle future.
Papa Francesco è pienamente consapevole che “non disponiamo ancora della cultura necessaria per affrontare questi problemi” e, tuttavia, non si ferma e non resta li a guardare. Il suo messaggio è un monito e, a un tempo, un forte incitamento ad agire non solo per i governanti ma anche per i governati del mondo intero.