Quasi ogni sera nei talk show si discute delle responsabilità per il mancato adeguamento sismico di edifici pubblici e abitazioni private: la scuola, la caserma dei carabinieri, ecc. ; la deputata PD di turno Anna Ascani (inonda del 160831) dice che il governo ha fatto le leggi giuste… ma dico io – non basta , bisogna farle applicare e sanzionare chi non le applica; é questo il compito precipuo del governo che è a capo della Pubblica Amministrazione. Il governo trascura questo compito perché è troppo occupato a legiferare, trascurando di verificare perché le leggi preesistenti non hanno funzionato e, ancora, trascurando l’attuazione delle leggi da esso stesso proposte.
Nella stessa trasmissione Philippe Daverio spiega certi disastri del nostro Paese con la mancanza di una condanna etica…. si tratta di un’affermazione vera e forte che richiama il problema del rapporto tra etica e diritto, etica e politica. In un paese in cui l’illegalità e la corruzione sono largamente diffuse, il senso civico e la coesione sociale sono a livelli molto bassi, ipotizzare una condanna etica è un pò azzardato. Se ci fosse un’etica pubblica condivisa, i principi etici dovrebbero permeare le leggi del Parlamento ma sappiamo che non è così. Se c’è una frattura netta tra maggioranza e opposizioni e se le categorie della politica che prevalgono sono quelle di Carl Schmitt : la logica dell’amico-nemico per cui il politico di turno cerca di proteggere i suoi amici e distruggere i suoi nemici. La pratica di tale modello non consente una forte coesione sociale. In un paese che non conosce un’etica condivisa, le leggi urbanistiche e la pianificazione territoriale sono passate da una fase dove in teoria non si poteva piantare un chiodo per appendere un quadro alla parete ad una fase in cui si abbattono le mura maestre con un’autorizzazione data solo per rifare gli impianti elettrici o idraulici della casa.
Siamo passati da leggi urbanistiche molto rigorose ad altre più flessibili o lassiste ma sempre travolte dai ripetuti condoni e sanatorie.
In un paese con una forte propensione a violare la leggi in generale e in particolare quelle fiscali, urbanistiche e persino i codici della strada mettendo a rischio l’incolumità propria e quella degli altri, la mancanza di una sanzione etica è prevedibile e prevista.
Quello che mi sorprende di più è che, non di rado, manca anche una condanna giudiziaria non solo per via dei condoni ma anche per l’operare delle prescrizioni sempre più brevi e, non ultimo, perché a causa della legislazione alluvionale e sussultoria, nei procedimenti amministrativi, quasi sempre ci sono responsabilità diffuse e/o plurime. Molti trascurano che per arrivare alla sanzione penale, civile e amministrativa serve l’accertamento della violazione della legge e dei regolamenti. Questo chiama in causa il sistema dei controlli preventivi e successivi.
Vengo ad analizzare brevemente quello sugli EELL. E’ stato smantellato 20 anni fa in vista dell’attuazione del federalismo; il Partito dei Sindaci Irresponsabili (d’ora in poi PSI) come l’ho definito in un mio libro del 2000, sosteneva che i meticolosi controlli preventivi di legittimità erano la causa principale dell’inefficienza delle amministrazioni locali; poi con il Testo unico di al D. Lgs. 267/2000 (confermato ed aggiornato con modifiche più recenti apportate anche dal governo Renzi) è stato introdotto il Comitato regionale di controllo. Per la qualità della composizione e per il tipo di controllo sui bilanci preventivi e i rendiconti di gestione, detto comitato a me sembra non idoneo a svolgere un controllo capillare dei singoli atti di gestione degli EELL. Questi restano affidati agli stessi dirigenti locali che li producono.
Con la riforma costituzionale oggetto del prossimo referendum, si torna al centralismo ma essa non tocca il problema dell’adeguatezza dell’attuale sistema dei controlli sugli EELL e sulle stesse regioni. E’ ovvio che il PSI non li vuole; ricordo che i maggiori esponenti del PSI dopo la riforma del 1993 sostenevano che non servivano i controlli preventivi nè quelli successivi di gestione e che solo gli elettori alla fine del mandato avrebbero sanzionato con il voto l’approvazione o disapprovazione del loro operato. Non solo ma aggiungevano pure che chi era in grado di governare una grande città poteva governare anche il Paese. Profezia putroppo avveratasi.
In un paese con forte propensione alla violazione della legge e senza un’etica pubblica condivisa occorrerebbe non solo una grande battaglia culturale per la rigenerazione morale degli italiani ma anche un sistema efficiente ed efficace di controlli interni ed esterni. Ma gli organi addetti ai controlli sono sempre sottodotati di personale e risorse materiali. Ad aggravare la situazione in Italia, contribuisce la mancanza di qualsiasi idea del controllo sociale che, a livello locale, in teoria, sarebbe più facilmente praticabile ed avrebbe maggiori probabilità di successo.
Tornando appunto al livello locale delle zone colpite dal terremoto del 24 Agosto,
il sindaco di Amatrice Pirozzi che, in questi giorni. sicuramente supera lo stesso Renzi per la presenza nei telegiornali, rispondendo alle timide domande degli inviati sulle eventuali sue responsabilità risponde che lui fa il Sindaco, lui non è un tecnico (inonda 1-09-2016) e, quindi, non è responsabile di alcunché.
Analogamente, interrogato da un giornalista, anche il Sindaco di Accumoli risponde che lui no ha alcuna responsabilità circa i controlli. Testuale: “non abbiamo alcuna responsabilità al riguardo”, va a testa alta ed è sereno.
Entrambi, a mio giudizio, accreditano l’immagine di un paese con una classe dirigente deresposabilizzata e corrotta.
Dico questo perché il primo compito del sindaco è quello di controllare lo stato del suo territorio e la sua corretta gestione pubblica e privata. Ma sappiamo che, salvo lodevoli eccezioni, negli anni della Repubblica, i sindaci hanno consentito e comunque tollerato la devastazione del territorio. Poi, quando periodicamente arrivano i terremoti e, più frequentemente, fatti altrettanto gravi di dissesto idrogeologico , all’unisono, i sindaci di turno declinano ogni responsabilità diretta e danno la colpa allo Stato che li ha lasciati soli e abbandonati al proprio destino.
Molti sindaci, a mio giudizio, credono di essere grandi uomini politici senza alcuna responsabilità amministrativa e, purtroppo, in non pochi casi, senza cultura amministrativa.
In diritto, il Sindaco resta capo dell’amministrazione comunale come il governo è a capo dell’amministrazione centrale. Per averne la conferma basta leggere l’art. 50 comma 1 del Testo unico citato il quale recita che il sindaco è “il responsabile dell’amministrazione del comune” ; il comma 2) gli assegna il compito di “sovraintendere al funzionamento dei servizi, degli uffici e dell’esecuzione degli atti”; non ultimo, in forza del comma 10) del medesimo articolo il sindaco nomina i responsabili degli uffici e dei servizi, attribuisce e definisce gli incarichi dirigenziali e quelli di collaborazione esterna…
Ora è vero che alcune norme del Testo unico si applicano ai comuni con più di 15.000 abitanti ma su questi principi non ci può essere ombra di dubbio. E i poteri dirigenziali del sindaco sono più forti o meno forti nei piccoli comuni come Amatrice e Accumoli?
In una delle tante sue esternazioni il sindaco di Amatrice ha detto di “temere una caccia alle streghe”, ma anche il senso comune porta a ritenere che in un piccolo comune il sindaco sia perfettamente informato di quanto avviene nella sua piccola struttura amministrativa e, quindi, non può chiamarsi fuori evocando una netta separazione tra direzione politica e gestione amministrativa. Se poi leggo gli art. 5 e 151 del Testo unico citato trovo che non solo la regione ma anche gli enti locali “ispirano la propria gestione al principio della programmazione”. Ma probabilmente molti amministratori locali hanno la veduta corta. Se questo è vero, oso ipotizzare che i sindaci citati siano due esempi preclari del PSI.
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