A volte il caldo fa male anche ai giovani sociologi e giornalisti. Secondo Carlo Carboni (il Sole 24 Ore del 28-06-2017) anche in Italia si è confermato un forte astensionismo come in Europa. E sciorina una serie di dati riguardanti il ballottaggio in molti comuni d’Italia che non sto a ripetere per arrivare al punto al più presto possibile. Dice Carboni che seppure maggioritaria l’astensione “non appare così rilevante ai fini della delegittimazione istituzionale”….. “votare è un diritto, ma non più un dovere”. L’astensionismo di oggi sarebbe di opinione e potrebbe ridursi se l’offerta del mercato politico diventasse attraente. In altre parole, si tratterebbe dell’astensione dei beninformati. Vorrei tanto credere a Carboni ma la sua tesi che trasforma la maggioranza degli aventi diritto al voto in opinionisti francamente mi sembra alquanto campata in aria specialmente se il riferimento è al comportamento degli elettori nelle elezioni amministrative.
Per la verità Carboni accenna anche allo scarso rendimento delle istituzioni sub-centrali, allo loro scollamento e al declino generale della partecipazione in Italia ma, secondo me, non dà spiegazioni convincenti delle cause di questo fenomeno. Va avanti nell’illustrazione della sua tesi dicendo che l’astensionismo di opinione non è per ora uno “sciopero civico” ma va interpretato come un “silenzio-assenso “. Secondo me, in assenza di dati empirici a sostegno della sua tesi, si tratta invece di un “silenzio-rigetto”. Rigetto di un sistema politico inefficiente ed incapace di risolvere i problemi della gente comune a partire dai trasporti locali e, soprattutto, incapace di soddisfare i bisogni fondamentali delle fasce più deboli della popolazione. Si tratta di un sistema che, in gran parte, si è delegittimato da solo perché, da alcuni decenni, vede i poteri dello Stato in lotta tra di loro. La politica corrotta cerca di delegittimare la magistratura. Il governo che è a capo dell’esecutivo delegittima la burocrazia mentre espropria le Camere rappresentative del loro potere legislativo. A livello sub-centrale rileva il tipo di sistema elettorale, ossia, l’elezione diretta dei sindaci e dei governatori delle regioni e la subordinazione ad essi dei consigli comunali e regionali. Un sistema che ha favorito la personalizzazione della politica e il leaderismo e ha contribuito alla distruzione dei partiti della I Repubblica.
A livello locale e sub-centrale, sindaci e governatori delle regioni fanno il bello ed il cattivo tempo. I consigli comunali e quelli regionali sono pieni di nominati dalle oligarchie centralistiche che hanno sostituito i vecchi partiti. Si è assicurata non la governabilità ma la stabilità dei governi sub-centrali. I dibattiti nei consigli comunali e regionali non interessano nessuno, raramente sono ripresi nelle pagine locali dei giornali. Evasione fiscale, corruzione ed estorsione dilagano nel paese. La criminalità organizzata secondo il recente Rapporto della Direzione investigativa anti-mafia è riconosciuta come autorità locale. La magistratura e le forze dell’ordine fanno quel che possono e si muovono in un contesto in cui non sono rari i casi di politici nazionali e locali collusi direttamente o indirettamente con esponenti della criminalità organizzata. Questa, in non poche zone del paese, esercita una forte influenza politica spostando pacchetti consistenti di voti a favore di questo o quel candidato alle elezioni.
Contrariamente alle aspettative, l’elezione diretta dei sindaci e dei governatori delle regioni, naturalmente con le dovute eccezioni e tenendo che ci sono almeno due Paesi quanto a senso civico e cultura amministrativa, attraverso la manipolazione del sistemi elettorali, non hanno rafforzato il rapporto diretta eletti ed elettori. Se sono costretto a votare candidati che non hanno un vero rapporto con il territorio e se essi sono scelti soprattutto sulla base della fedeltà ai loro capi e cacicchi locali e se sono stati aboliti tutti o quasi i controlli sugli enti locali e le regioni, é chiaro che per gli elettori normali diventa sempre più difficile controllare l’operato dei loro amministratori. Di conseguenza viene meno la fiducia tra i cittadini e i loro rappresentanti. Viene meno la fiducia nella capacità degli stessi elettori di influire sul processo politico specialmente se, ai vari livelli di governo, vengono meno le sedi di partecipazione e il governo nazionale delegittima i corpi intermedi.
Se queste considerazioni hanno un fondamento di verità, allora, l’astensionismo di massa trova ragioni molteplici e complesse. Quello dei beninformati sembra una ipotesi di studio che fin qui non mi sembra supportata da alcuna evidenza empirica. Come detto sopra più che di silenzio-assenso, secondo me, si tratta di silenzio-rigetto quando non di un semplice rifiuto ad occuparsi della cosa pubblica, del bene comune come fanno tanti italiani nei condomini in cui vivono.