Un aspetto positivo della crisi della Raggi a Roma è che i consiglieri grillini finalmente si sono resi conto di non contare nulla. In 80 giorni da quando è stata insediata la Sindaca si è occupata, con poco successo, solo del suo staff e non ha coinvolto in alcun modo neanche i suoi consiglieri. È una novità? sì perché almeno i grillini stanno acquistando consapevolezza dei limiti della legge elettorale per i Comuni: un vero aborto che consegna anche le grandi città nelle mani di una sola persona – cosa più o meno accettabile nei piccoli comuni.
Voglio sperare che anche i consiglieri delle altre forze politiche seguano l’esempio dei Grillini ma non c’è da essere ottimisti perché se i 5S sono ancora un Movimento, gli altri gruppi non hanno dietro di se strutture partitiche ben organizzate in grado di elaborare programmi amministrativi e scegliere di conseguenza le persone più preparate per portarli avanti. Secondo le indagini di alcuni giornalisti del Messaggero, in Consiglio comunale, non c’è uno straccio di delibera da discutere e votare, la macchina amministrativa sembra ferma dicono alcuni dipendenti sentiti e non si capisce quando potrà partire. Ovviamente, c’è della esagerazione in dette affermazioni perché una machina amministrativa per quanto inefficiente non si può fermare del tutto. Ma è effettivamente fermo per guasti un terzo dei bus (in tutto 1900) a disposizione dell’ATAC l’azienda comunale dei trasporti provocando gravi disagi ai cittadini e ai turisti che non possono utilizzare mezzi di trasporto alternativi. Non è quindi solo un problema di percezione più o meno corretta che gli stessi dipendenti del Comune e/o i cittadini che seguono la politica del Comune hanno ma anche di constatazione de visu dei gruppi di persone che aspettano i bus alle varie fermate e degli allagamenti che il primo temporale di stagione ha causato perché, secondo tradizione, nessuno ha provveduto a far pulire i cadutoi otturati.
Questa è la situazione in Campidoglio ma, a ottobre, incombe la scelta dei Consiglieri dell’Area metropolitana che comprende cento comuni oltre Roma. Si vota ad ottobre ma non votano i cittadini che non vanno disturbati per simili bagattelle amministrative. Votano i sindaci e i consiglieri che designeranno 24 di loro ad amministrare l’Area metropolitana che sostituisce la Provincia. Una elezione indiretta ad opera di consiglieri comunali per lo più nominati dalle conventicole e/o gruppi informali che si aggregano attorno ai leader politici locali. Anche questa scelta nella linea della politica di riduzione delle poltrone ma che, inevitabilmente, rende opaco e molto difficile il rapporto di agenzia tra eletto ed elettore.
Secondo il Presidente della Regione Lazio Zingaretti, a cui non manca l’ottimismo, il senso della elezione indiretta sarebbe quello di “dare una maggioranza coesa e unita” all’Area Metropolitana. Per che cosa? Per quali obiettivi se le problematiche di questo livello di governo sono state del tutto ignorate durante la campagna elettorale per scegliere Sindaci e consiglieri comunali. Se così, a mio giudizio, Zingaretti esprime un pio desiderio e farebbe meglio a preoccuparsi dello svuotamento del ruolo della Regione – già fortemente ridimensionato dalla riforma costituzionale. Con gli ultimi sindaci Il presidente della Regione ha guadagnato un ruolo di primo piano nella Regione prima mantenuto dai sindaci di Roma che erano riusciti a influenzare la scelta del Presidente. Con l’attuazione dell’Area metropolitana tale ruolo del Sindaco dell’Area metropolitana, per legge attribuito al Sindaco della Capitale, potrebbe tornare a rafforzarsi quanto meno in termini di immagine.
Dico di immagine perché, secondo me, l’Area metropolitana di Roma farà la stessa fine dei municipi romani: non contano e non amministrano nulla. Servono per lo più come comitati elettorali soprattutto nelle elezioni locali e regionali. Per questi motivi confermo la mia tesi che il Partito dei sindaci irresponsabili, in questi 22 anni, ha contribuito a ridurre la democrazia locale.