A sorpresa, sabato scorso, il Ministro dell’economia e delle finanze Tremonti sostituisce Berlusconi, colpito da sciatalgia, al Convegno di Confindustria di Vicenza “la concorrenza bene pubblico”. A una domanda (tra le altre poste direttamente da industriali, come per Prodi), il Ministro spiega la forte perdita di competitività delle merci italiane negli ultimi cinque anni. A sorpresa, non ha dato, come di solito fa , la colpa ai cinesi e alle altre tigri asiatiche. Ha detto che non ha funzionato la ricetta che, da tipico salesman, Berlusconi promosse, all’inizio del mandato, di mobilitare le nostre rappresentanze diplomatiche per promuovere l’immagine e le merci italiane.

Non dico che l’idea fosse del tutto sbagliata ma certo non era sufficiente perché il marketing funziona se le merci sono buone e i loro prezzi sono competitivi. Il resto è chiacchiericcio di poco conto.
Non ha funzionato ha detto Tremonti ed essendo perspicace e svelto, ha proposto una diagnosi alternativa. Ha chiamato in causa le banche che non hanno fatto e non fanno abbastanza per guidare ed assistere le imprese specialmente quelle piccole e medie a riorganizzarsi e cogliere le occasioni che offrono i mercati internazionali.

Ah le banche! Cinque anni di recessione e stagnazione ma alle banche è andata alla grande. Mentre il sistema produttivo langue, le banche – protette a lungo dalla Banca d’Italia di Fazio – , le assicurazioni e tutti gli intermediari finanziari, per lo più di derivazione bancaria , hanno fatto profitti a miliardi di euro a danno dei risparmiatori, delle famiglie e delle stesse imprese.
Devo dare atto a Tremonti di aver posto il problema delle banche, delle fondazioni bancarie e del ruolo del Governatore Fazio subito dopo il suo arrivo al Ministero dell’economia e delle finanze ma non ha avuto l’abilità di trascinarsi dietro né Berlusconi né le altre componenti della sua maggioranza. E’ un fatto che dopo gli scandali Cirio, Parmalat e bond argentini ci sono voluti circa due anni per arrivare ad una nuova legge sul risparmio. E siamo ora a fine legislatura.

E’ un fatto che, senza e con la nuova legge sul risparmio, banche e assicurazioni continuano a “imbrogliare” i risparmiatori vendendo loro solo le obbligazioni e prodotti finanziari emessi da società controllate da loro stesse e, magari, continuano a “rapinare” i depositanti come nella specie i fatti emersi alla Popolare di Lodi dimostrano. O si tratta di un episodio isolato?
E’ un fatto che se l’Italia è una repubblica fondata sulle rendite (vedi ultimo libro di G. Alvi), questo sia in gran parte dovuto alle banche che, anche negli ultimi cinque anni, hanno avuto una sorta di Bengodi remunerando i depositi con tassi quasi sempre inferiori all’inflazione e lucrando comunque sugli impieghi più facili e tranquilli, diretti ad alimentare la rendita immobiliare. Mi si dirà: ma è il mercato!
Si: è un altro esempio di fallimento – quanto meno parziale – del mercato e dei suoi regolatori, che in Italia continuano a proliferare inutilmente.

Ha ragione Tremonti. Le banche non hanno saputo assistere le imprese nello studiare i mercati internazionali e a cogliere le occasioni. Compito per la verità non facile, ma le nostre banche non hanno saputo e non sanno indirizzare neanche i risparmi delle famiglie verso impieghi più produttivi immagina le imprese. Non sanno indirizzare i risparmi neanche verso la borsa che loro stesse controllano. C’è stato un fallimento del mercato, ma c’è stato un altrettanto grave fallimento del governo che ha approvato con grande ritardo, la nuova legge sul risparmio e, per il resto, non ha fatto niente per mobilitare o spronare tutti i regolatori interessati.

Con la legge sul risparmio ha rotto il monopolio della vigilanza della Banca d?Italia che aveva demeritato e ha passato il controllo della concorrenza tra le banche all’Antitrust (AGMC). Dal nuovo Governatore Draghi sono venuti segnali nuovi e interessanti ma fin qui solo segnali. Quanti anni dobbiamo aspettare perché il nuovo meccanismo cominci a funzionare?

Nel mondo delle banche, dopo la richiesta francese di un’OPA su BNL – appena autorizzata dalla Banca d?Italia -, prevale la preoccupazione della riorganizzazione e dell’approntamento di difese rispetto ad altre OPA di competitori europei. Ma di maggiore concorrenza non se ne parla neanche e, verosimilmente, l’AGMC dovrà organizzarsi ed attrezzarsi per tale missione.

E’ bene che il governo che uscirà dal nuovo Parlamento non si crogioli per l’appoggio esplicito che Prodi ha avuto da alcuni manager delle banche in occasione delle primarie e, probabilmente, avrà di nuovo il 9 aprile. Il nuovo governo non potrà non agire per imprimere una forte spinta concorrenziale in un settore così strategico per il futuro di tutta l’economia per incrementare la competitività delle nostre merci e dei nostri servizi, anche finanziari , all’interno e all’estero.