Le strade del Libano sono pavimentate di buone intenzioni. Dopo ventiquattro anni scatta una nuova missione pericolosa, costosa, lunga e difficile. Spero che non fallisca come la prima e la seconda. Non della missione in Libano voglio ora occuparmi ma di giustizia tributaria. Forse l?accostamento è azzardato ma vedo qualche analogia tra le due sfide in cui si sta impegnando doverosamente il governo italiano. All?atteggiamento baldanzoso di d?Alema in politica estera corrisponde un protagonismo altrettanto baldanzoso di Visco in tema di lotta all?evasione fiscale. Di nuovo spero che le bellicose dichiarazioni del vice-ministro dell?economia e delle finanze non si traducano in un nulla di fatto come nel passato secolare di questo Paese, come del resto confermano ancora una volta le statistiche fiscali diffuse in questi giorni dai giornali.
Le statistiche confermano anche per il 2004 quello che è arcinoto da 25 anni a questa parte: l?evasione fiscale continua a dilagare e l?amministrazione finanziaria non è in grado di porvi argine. 30 anni fa è stata creata l?Anagrafe tributaria. Ci hanno detto e ripetuto per tutto questo tempo che l?anagrafe tributaria era ed è la più grande banca dati fiscali del mondo. Ci dicono adesso che non funziona bene e che bisogna ristrutturarla su basi diverse.
22 anni fa, sotto la spinta dei sindacati confederali, il compianto ministro Vicentini introdusse i coefficienti per passare da metodi diretti a quelli indiretti di accertamento del reddito ? lì per lì ritenuti più semplici e più efficienti. Per dieci anni è seguita un?orgia di coefficienti e di indici presuntivi di reddito e, dal 1993, di studi di settore che organizzano meglio i primi ma sempre da aggiornare e perfezionare. Scopriamo adesso che gli studi di settore non funzionano bene, non sono adatti ad alcune categorie di contribuenti e che bisogna rivederli.
Sono d?accordo ma non condivido alcuni rimedi, per lo meno, alcuni di quelli fin qui approvati o solo prospettati. Rendere tracciabili tutti i compensi dei professionisti ? ma non c?è un analogo problema per gli altri lavoratori autonomi, per i piccoli imprenditori e commercianti? ? non è strettamente necessario e meno che mai ristrutturare l?anagrafe tributaria in modo da immagazzinare una massa sterminata di dati che poi ? quando? – potrà essere utilizzata solo in minima parte. Perché né l?Agenzia delle entrate né la Guardia di finanza sono in grado di utilizzarla in maniera efficiente ed efficace.
Conferma questa valutazione il designato direttore dell?Agenzia in un?intervista a Il Sole 24 Ore del 19 agosto. Qual è il problema? E? uno – molto complesso e difficile da risolvere – di cambio della metodologia dei controlli, di diverso schieramento delle forze in campo e di incentivi al personale sempre da qualificare, di disponibilità di adeguati ausili all?accertamento, ecc. Ne aggiungo uno che li condiziona tutti a monte: quello della volontà politica. Occorre che questa sia coerente, congrua e duratura nel tempo.
E? quella che è sempre mancata nel nostro Parlamento al di là delle dichiarazioni di facciata. E? quella che è stata sempre contraddetta (nella forma e nella sostanza) dalla sciagurata politica dei condoni e dall?inadeguata riforma del contenzioso tributario. Dopo quanto è avvenuto nella scorsa legislatura con l?orgia dei condoni di Tremonti e con un Presidente del consiglio che spudoratamente esortava ad evadere se le aliquote fossero state al di sopra del 33% – e lo sono per molti lavoratori autonomi e specialmente dipendenti di fascia alta ? ricostruire una volontà politica condivisa appare un compito quanto mai arduo.
Poiché la lotta all?evasione, come quella alla criminalità economica organizzata, richiede tempi lunghi, essa presuppone una volontà precisa, seria, duratura e soprattutto un approccio trasversale, ossia, una politica condivisa dalla maggioranza e dalla minoranza. Oppure servirebbe un governo stabile e duraturo con un orizzonte più lungo di una legislatura. Ha ragione Prodi quando parla di 7-8 anni. Tuttavia, non mi pare che il governo Prodi abbia un?aspettativa di vita così lunga. Non mi pare che fin qui ci siano le condizioni per una politica condivisa da maggioranza e minoranza. Non mi pare che una simile politica sia pienamente condivisa da tutte le componenti dell?attuale maggioranza. Se appena si parla ? per la verità inopportunamente ? di lotta all?evasione (meglio sarebbe se si parlasse di perequazione), si leva subito la voce di qualcuno a sostenere che non bisogna ?perseguitare? questa o quella categoria di cui è comunque comprovata l?evasione. Non si capiscono i ceti produttivi che almeno in parte hanno votato per il Centro-sinistra. Persino il ministro della giustizia, in una intervista al Corriere della sera del 19.08.06, solleva il dubbio che Visco abbia l?intenzione di perseguitare con accertamenti fiscali professionisti ed imprenditori che non hanno votato per il Centro-sinistra. Se fosse così, in questo Paese non ci sarebbero più garanzie costituzionali e le libertà dei cittadini sarebbe in gioco. Tutti sanno che non è così.
Allora non si può fare nulla? No. Si può fare quello che si può fare da soli e nelle attuali condizioni politiche. Intanto stare zitti e lavorare per incoraggiare l?amministrazione finanziaria a conquistarsi sul campo la credibilità e il grado di deterrenza necessari che attualmente non ha. Come? Intanto lasciando fuori i direttori delle Agenzie fuori dal perverso meccanismo dello spoil system. In secondo luogo, promuovendo un cambiamento nella metodologia dei controlli. Da quelli sulle violazioni c.d. formali, parziali di poco conto, relativi a un solo anno di imposta, effettuati nella logica del ?pizzicato?, a quelli sostanziali, approfonditi, estesi a imposte dirette e indirette, a più anni di imposta, che mirino all?accertamento della coerenza nel tempo tra tenore di vita, indici di consumi rilevanti e redditi dichiarati e, non ultimo, con le variazioni patrimoniali.
Per fare questo non servono anagrafi tributarie megagalattiche o nuove leggi ?liberticide?. Non serve controllare una grossa moltitudine di contribuenti ma l?1-1,5% all?anno di quelli fortemente indiziati di evasione. Per fare questo ? lo ripeto ? non servono proclami e annunci che abbaiano alla luna. Serve un?amministrazione finanziaria, autonoma, efficiente, credibile e temuta. Serve un lungo periodo di lavoro paziente e silenzioso. Per favore, basta con le dichiarazioni di guerra che, al momento, nessuno è in grado di combattere sul serio.