Lo scalpore suscitato in questi giorni dalle notizie emergenti dalle indagini giudiziarie sui ?servizi deviati? o altre strutture di spionaggio direttamente o indirettamente collegate con i primi mi spingono a fare alcune considerazioni che riguardano da un lato il funzionamento dell?istituto dello spoil system e dall?altro le misure sulla tracciabilità di tutti i compensi degli esercenti arti e professioni adottate nell?ambito delle misure anti-evasione contenute nel decreto Bersani-Visco adottato dal Parlamento prima della pausa estiva. Si è appreso ieri che, negli anni scorsi, sia il Presidente della Repubblica Napolitano che l?allora leader dell?opposizione Prodi e moglie erano stati oggetto di ripetute indagini fiscali. Sono notizie di una gravità estrema che suscitano allarme e costernazione. Ed è sconcertante la rapidità con cui l?ex ministro dell?economia e delle finanze Tremonti, subito chiamato in causa, ridimensiona tutta la vicenda al più ad un ?caso di guardonismo fiscale?. Dirà la magistratura quali reati sono stati commessi dagli indagati (117 dipendenti dall?Agenzia delle entrate e 10 agenti della GdF).

A me pare utile intervenire su due aspetti che non mi sembrano presi in considerazione nei primi commenti ed analisi. Il primo è quello appunto dello spoil system, ossia, di quel sistema per cui, a ogni cambio di maggioranza, si cambiano i responsabili degli organi più importanti dei ministeri e di altri uffici pubblici particolarmente importanti. Per capire il problema bisogna partire dalla considerazione che nel moderno Stato di diritto va rispettato il principio della separazione dei poteri: legislativo, esecutivo e giudiziario. Rispetto alla tradizionale separazione, oggi i confini tra detti poteri sono più incerti che nel passato in quanto il governo da un lato ha assunto un ruolo crescente sul terreno legislativo proprio del Parlamento di tal che alcuni costituzionalisti lo considerano una sorta di comitato direttivo delle Camere legislative, dall?altro, il governo è a capo della branca esecutiva, ossia, della pubblica amministrazione e quindi, nella percezione dell?uomo della strada può impartire ordini ai propri dipendenti. E? noto che gli ordini illegittimi non sono eseguibili e si dà il caso che i pubblici funzionari svolgono una funzione analoga a quella dei giudici. Applicano la legge giornalmente e devono godere di garanzie di autonomia e indipendenza che sono previste dall?art. 97 e 98 comma 1 della Costituzione. Dovrebbero innanzitutto sapere distinguere tra ordini legittimi ed illegittimi specialmente se provenienti dalle autorità politiche. Vedi a questo riguardo il blog del 21 marzo 2005.

Con la riforma della pubblica amministrazione dei primi anni ?90 e con il decreto legislativo n. 29/93 proprio al fine di meglio attuare i principi contenuti negli artt. 97 e 98 della Costituzione e l?indipendenza e l?autonomia dei pubblici funzionari si introduce una più netta separazione tra i compiti di indirizzo politico dei ministri e compiti di gestione tecnico amministrativa della dirigenza pubblica. Tale modello di separazione dei ruoli in Italia non è stato bene accolto e raramente praticato perché ai politici piace immischiarsi nella gestione amministrativa e compiacenti dirigenti sperano di progredire nella loro carriera assecondando le mire dei politici. Su tale sistema formalmente di separazione ma di fatto ibrido, a fine anni ?90, si è inserito l?istituto dello spoil system che oggettivamente si qualifica come un compromesso o un temperamento del modello della separatezza. Lo spoil system è uno strumento molto delicato a cui si dovrebbe ricorrere con grande cautela ed in via del tutto eccezionale. Per potere funzionare bene, esso richiede standard deontologici molto elevati in chi lo utilizza attivamente (rimuovendo o nominando i dirigenti di strutture pubbliche) e in coloro che ottengono importanti e delicati incarichi attraverso tale istituto. Non pochi in Italia ritengono che tale istituto sia stato abusato di tal che si stava considerando la possibilità di restringerne drasticamente la sfera di applicazione. Il clima di esacerbato scontro politico tra maggioranza e minoranza rende meno probabile una tale modifica legislativa e anzi rischia di aumentare la rimozione di dirigenti poco rispettosi del principio di imparzialità delle proprie funzioni che, a sua volta, rischia di consolidare l?istituto così come ora.

E? proprio di oggi la notizia riportata da alcuni giornali che ieri il vice-ministro dell?economia e delle finanze Visco ha accolto le dimissioni del direttore dell?Agenzia delle entrate Raffaele Ferrara che aveva sostituito a partire dal 1 gennaio 2002 l?allora direttore Massimo Romano rimosso per motivi politici e ora destinato a tornare alla direzione dell?Agenzia. Il dott. Ferrara non torna a casa e non lascia l?Amministrazione finanziaria. Conserva la presidenza del CdA della Riscossione SpA e assumerà l?incarico di amministratore delegato della Consap concessionaria dei servizi assicurativi pubblici, ossia, versione SpA dello storico Istituto nazionale delle assicurazioni . Uno spoil system all?italiana: promoveatur ut amoveatur.
E? ancora di oggi la notizia di un imminente avvicendamento al vertice della Guardia di finanza. L?attuale Comandante generale Speciale – riporta il Sole 24 Ore – è molto amico del Gen. Pollari, capo del Sismi, a sua volta proveniente dalla GdF. Questa da tempo ha ricostruito il servizio intelligence che aveva nel passato e che era stata costretta a sciogliere ai tempi dello scandalo della P2. Tra i due servizi di intelligence si sarebbe determinata una certa sinergia anche perché il Gen. Pollari avrebbe chiamato al servizio segreto militare 300 uomini della GdF. Considerato che la GdF formalmente è alle dipendenze del ministro dell?economia e delle finanze, anche questa questione rileva ai fini dei controlli fiscali e della strumentazione tecnico informativa che li dovrebbero supportare.

E vengo al secondo punto: la questione delle banche dati e della tracciabilità delle transazioni di tutti gli incassi dei professionisti dopo quella relativa alle imprese che in teoria c?è stata sempre ma che in fatto non sempre funziona per difficoltà pratiche. Di questa questione mi sono occupato nel blog postato il 4 agosto scorso intitolato lo Stato di polizia tributario. Le analisi successive che ho letto mi confermano che non serve ristrutturare l?anagrafe tributaria sulla base dei nomi o imporre la tracciabilità di tutti i compensi ricevuti dai professionisti. Come ho già detto, supposto che si riesca a rendere tracciabili tutti gli incassi che cosa succede se gli esborsi sono enormemente superiori? Dobbiamo memorizzare anche tutte le altre operazioni effettuati anche sugli altri conti non dedicati del titolare dello studio? Anche quelli della moglie, delle conviventi e dei figli? E per i soggetti che aprono dei conti all?estero che cosa facciamo? Vogliamo imporre alle banche estere di rendere disponibili i loro dati relativi ai soggetti accertati dalla nostra AdE? Per connessione dove vogliamo arrivare? Non rischiamo di cadere nell?ipotesi orwelliana del Grande Fratello? Resto convinto che non serve una banca dati megagalattica che memorizzi tutte le transazioni rilevanti ai fini fiscali anche perché la nostra AF non è in grado di sfruttarla se non in modo molto limitato.

Dichiarazioni pesanti del ministro degli affari interni Amato, riportate dai giornali di oggi, dicono che le banche dati italiane sono dei colabrodo. Secondo il ministero dell?economia e delle finanze l?Anagrafe tributaria è assolutamente sicura e che l?accesso è consentito solo ai ?soggetti abilitati?. Ma è qui l?anello debole della catena. Siamo sicuri che i soggetti abilitati siano tutti soggetti di specchiata moralità, assolutamente rispettosi dei loro doveri d?ufficio. Se dipendenti disonesti possono abusare di procedure così delicate, si vede che il sistema dei controlli interni non funziona a dovere. Certamente servono garanzie adeguate sull?uso corretto delle informazioni ma forse, come nel caso delle approvate norme sulla tracciabilità di tutte le operazioni finanziarie delle imprese e da ultimo anche dei professionisti bisognava chiedersi se sono strettamente necessarie. Come dimostrano le indagini giudiziarie di questi ultimi tempi, è troppo alto il rischio che tali dati possano finire in cattive mani ed essere utilizzati a fini diversi dall?accertamento dei ricavi e della capacità contributiva.