Il Presidente della Repubblica ha nominato ieri quattro nuovi senatori a vita. Niente da dire sulle personalità scelte. Si tratta di persone di qualità di livello mondiale, certamente meritevoli. La mia obiezione è di opportunità in una fase politica di estrema incertezza nella quale però si vocifera di riforme costituzionali mirate a semplificare l’assetto istituzionale della Repubblica e a ridurre i costi della politica. Se si prendessero sul serio questi obiettivi bisognerebbe considerare che il Senato è destinato a scomparire o, in subordine, andare incontro ad una profonda trasformazione. Per volontà dello stesso Presidente Napolitano e del governo Letta una Commissione di saggi sta lavorando all’elaborazione di riforme costituzionali. Si prevede anche una trasformazione del Senato in senso federale ed una riduzione del numero dei parlamentari. Si tratta di riforma, inutile e contraddittoria rispetto agli obiettivi annunciati, che non tiene conto del probabile assetto costituzionale che prima o poi inevitabilmente bisognerà stabilire a livello europeo. Tale assetto non potrà non essere che di tipo federale. In un sistema di questo tipo gli attuali Paesi membri sono destinati a diventare entità federate o governi sub-centrali alla stregua delle attuali regioni. Negli USA e in altri Paesi federali, gli Stati federati non hanno una seconda Camera né un Presidente della Repubblica. Come nel 2001, quando è stato riformato il Titolo V della Costituzione non si è tenuto conto dei lavori della Convenzione europea. Rischiamo di fare lo stesso errore. L’Italia pensa di fare una riforma costituzionale di corto respiro. Non è un caso che la Commissione di cui sopra pensa di modificare innanzitutto l’art. 138 Cost per rendere più semplice la procedura di revisione costituzionale e, magari, renderla disponibile alla maggioranza di turno. . Forse la mia previsione circa l’evoluzione del processo di integrazione europea è alquanto visionaria ma quelli che la ignorano o non ne tengono conto, implicitamente, assumono che la costruzione europea si arresti per via dell’euro, delle contraddizioni e debolezze dell’attuale assetto istituzionale e della pochezza dell’attuale classe politica europea indecisa a tutto.