Sul Corriere della Sera del 19 u.s. Massimo Franco riferiva delle incertezze e dei dubbi che serpeggiano all’interno della Conferenza episcopale italiana e del mondo cattolico circa la posizione da assumere sull’imminente referendum costituzionale. Ci sarebbero spinte favorevoli al SI ed altre invece per il NO. La CEI appare incerta e confusa come il Paese nel suo insieme. C’è delusione per le politiche relative alla famiglia portate avanti dal governo Renzi. C’è anche insoddisfazione circa la riforma nel merito e nel metodo con cui è stata portata all’approvazione. A monte c’è la posizione di Papa Francesco poco propenso ad atti di ingerenza negli affari interni italiani in una materia così delicata come la politica costituzionale del governo. Massimo Franco ne fa un’articolata rassegna delle posizioni non ufficiali a partire da quelle del Cardinale Bagnasco, Presidente della CEI, di Monsignor Galantino segretario ma anche una specie di commissario papale della stessa Conferenza, di Dino Boffo, di Gaetano Quagliariello, dei catto-grillini, ecc. Merita di essere letta. Alla fine il giornalista azzarda una previsione: la CEI, pur sensibile alle ragioni del governo italiano, potrebbe astenersi dal prendere posizione come, invece, faceva e con determinazione ai tempi della Presidenza del Cardinale Ruini.
Quest’anno ricorre il 25mo anno della Centesimus Annus di Papa Giovanni Paolo II e il 125mo anno della Rerum Novarum di Papa Leone XIII. Questa costituisce la base moderna della Dottrina sociale della Chiesa Cattolica. Nei giorni scorsi ho avuto modo di rileggere alcuni capitoli della Enciclica Centesimus Annus. Vi ho trovato un passaggio sui corpi intermedi che, a mio giudizio, da solo, potrebbe costituire un motivo valido per motivare il NO della CEI alla riforma costituzionale del governo Renzi.
Cito dal capitolo II paragrafo 13: “Approfondendo ora la riflessione e facendo anche riferimento a quanto è stato detto nelle Encicliche Laborem Exercens e Sollicitudo rei socialis, bisogna aggiungere che l’errore fondamentale del socialismo (il riferimento è al socialismo reale dell’Est europeo ndr) è di carattere antropologico. Esso, infatti, considera il singolo uomo come un semplice elemento ed una molecola dell’organismo sociale, di modo che il bene dell’individuo viene del tutto subordinato al funzionamento del meccanismo economico-sociale, mentre ritiene, d’altro canto, che quel medesimo bene possa essere realizzato prescindendo dalla sua autonoma scelta, dalla sua unica ed esclusiva assunzione di responsabilità davanti al bene e al male”. Continua parlando di errata concezione della persona… di dipendenza dell’uomo dalla macchina sociale e da coloro che la controllano…. di mancato riconoscimento della sua dignità di persona… Riprendo la citazione.
“Al contrario, dalla concezione cristiana della persona segue necessariamente una visione giusta della società. Secondo la Rerum Novarum e tutta la dottrina sociale della Chiesa, la socialità dell’uomo non si esaurisce nello Stato, ma si realizza in diversi corpi intermedi, cominciando dalla famiglia fino ai gruppi economici, sociali, politici e culturali che, provenienti dalla stessa natura umana, hanno – sempre dentro il bene comune – la propria autonomia. E’ quello che ho chiamato la “soggettività” della società che, insieme alla soggettività dell’individuo, è stata annullata dal ‘socialismo reale’”.
Renzi, da giovane con un passato di boy scout, forse non è del tutto consapevole del significato dell’abrogazione del Consiglio Nazionale dell’economia e del lavoro contenuta nella sua riforma costituzionale e della sua propensione a non riconoscere come interlocutore il ruolo del sindacati dei lavoratori. La sua posizione sui corpi intermedi è analoga e assimilabile a quella delle passate dittature dell’Ovest e dell’Est europei. Nei modelli fascisti e in quelli di stampo sovietico c’era il sindacato ma esso era e doveva essere cinghia di trasmissione delle decisioni del governo. Ho detto della scarsa propensione di Renzi a riconoscere il ruolo dei sindacati del lavoratori – negli ultimi tempi attenuata per evidenti motivi elettorali – perché, come tutti sanno, nel suo governo il Ministero dello sviluppo economico resta affidato a noti esponenti del mondo dell’industria. Quindi due pesi e due misure.
Con tutto il rispetto, forse la CEI, prima di assumere una posizione ufficiale circa il referendum costituzionale, potrebbe riflettere su questi passaggi della Enciclica Centesimus Annus.