Paolo Savona è un valido economista formatosi nella severa disciplina della Banca d’Italia, professore di politica economica e ministro del primo governo di tecnici (presieduto negli anni ’90 da Ciampi). In questi ultimi anni è parso meno preoccupato di tanti suoi colleghi di far conoscere continuamente le sue opinioni sul farsi degli eventi economici, pur attento ai fondi sovrani e alla strada inclinata che aveva preso “lo Stato padrone”.
Adesso con Eresie, esorcismi e scelte giuste per uscire dalla crisi. Il caso Italia (Rubbettino editore) espone i suoi punti di vista soffermandosi su alcuni aspetti delle scelte economiche degli ultimi dieci anni. Particolare interesse riveste ciò che egli ha scritto e detto a proposito del passaggio dalla lira all’euro. Quale è stata la critica che egli ha mosso alle iniziative europeiste?
Nella giungla della globalizzazione – osserva l’autore – sopravvive il più forte. Finché temeva il pericolo comunista, il capitalismo occidentale si è dato cura di soddisfare molti bisogni del popolo, creando un sistema di welfare abbastanza valido, ma quando il capitalismo ha perso il suo vincolo esterno ha ripreso il vizio di considerare il costo del lavoro e i contributi sociali un’espropriazione dei suoi “giusti profitti” spingendo i salari verso il basso e aumentando lo sfruttamento dei lavoratori in uno strano connubio tra libertà economica e dittatura politica. Crollato prima il regime di Bretton Woods e poi quello sovietico, si è rivelato a pieno il trucco della finanza globale: nella borsa valori pochi operatori dominano il mondo. È stato quasi naturale ricorrere agli esorcismi (citati nel titolo). Non affrontando le cause della crisi non si è tentato di sanarne gli effetti. E l’Italia – o, meglio, i suoi governi – hanno cercato un nuovo vincolo esterno, stringendo i rapporti con l’Europa mediante il trattato di Maastricht e il patto di Amsterdam, decidendo quindi un affrettato ingresso nella nuova moneta, rinunciando così alla possibilità di quelle manovre che per anni avevano consentito di favorire le esportazioni, e perdendo la sovranità monetaria senza aver ottenuto “solide garanzie europee”. Così si è passati da una “manovra correttiva” all’altra, ricorrendo all’aumento della pressione fiscale (invece di bloccare la spesa pubblica), e avviandosi alla condizione illusoria di “percepire” un falso stato di benessere mentre aumentava a dismisura il debito pubblico.
Come già in precedenza – secondo il prof. Savona – i governi di centro-sinistra avevano realizzato la nazionalizzazione del sistema elettrico nazionale, rimborsando i proprietari a valori elevati, indebitando i due istituti di credito speciale (CREDIOP e ICIPU) e provocando così una ingente fuga di risorse finanziarie, procederanno in seguito – al contrario – a privatizzare senza che gli imprenditori si preoccupassero di dare vita ad iniziative produttive. Si è giunti ad una serie di scelte negative (salvo – sostiene l’autore – l’operazione Craxi sulla scala mobile) nell’illusione che vincoli esterni – come il Trattato di Maastricht e l’adesione all’euro – sopperissero al disordine interno.
Entrando nell’euro, l’Italia ha perduto la sovranità monetaria senza entrare nella “terra promessa” dell’Unione politica, e rinunciando ad influire sulla quantità di moneta, sui tassi di interesse e nei rapporti di cambio: tutte le decisioni in materia sono state così affidate a Bruxelles e a Francoforte. E le “danze sul Titanic” non potevano che condurre al mutamento radicale degli equilibri geopolitici ed economici nell’intera Europa. Tra eresie del passato si è scelta la strada delle emozioni in luogo della ragione.
Ed il libro prosegue illustrando gli eventi successivi dell’economia mondiale sino alla più recente crisi, che ha trovato il nostro paese del tutto sguarnito per potersi difendere dalle altrui decisioni e senza margini di manovra, come al tempo della maltrattata “lira”. Non possiamo qui seguire tutti i passi successivi evocati dalla severa critica di Savona ma è evidente la sua deprecazione per aver rinunciato a “scelte giuste” da far valere per superare quegli squilibri che hanno peggiorato le condizioni del nostro paese. Come già in altri suoi interessanti scritti (come sui fondi sovrani), le parole severe dell’autore, al di là delle opinioni personali, forniscono certamente un utile punto di riferimento nell’attuale sconquasso, tra indebitamento aggravato e pratiche salvifiche illusorie.