Debora Serracchiani, sul Corriere della Sera del 19-10-2015: “l’IMU è una tassa sul patrimonio, non sul reddito delle persone fisiche. Quindi non dovrebbe applicarsi il principio di progressività dell’art. 53. Se anche fosse, togliendola a tutti è progressivo perché incide di più su chi ha redditi più bassi, in proporzione”. Il vice-segretario del Partito democratico è coerente con la linea adottata dal suo leader: abrogare le imposte di tipo patrimoniale e tassare solo il reddito. La progressività va applicata solo alle imposte sul reddito e non anche a quelle sul patrimonio. È la linea che a suo tempo hanno perseguito Berlusconi e Tremonti abrogando l’ICI e le imposte di successione. Il passo successivo potrebbe essere quello di tassare solo i consumi ed esentare del tutto i risparmi.
Anche la Serracchiani cita il dato (80%) della diffusione della proprietà della casa di abitazione tra le famiglie italiane. Se la casa ce l’hanno tutte o quasi, non c’è capacità contributiva differenziale. Non importa se Tizio ha due stanze e Caio ne ha sei. Tizio e Caio hanno un c/c bancario e il secondo anche un deposito titoli. Non importa se il primo ha sul conto poche centinaia di euro e il secondo 100 mila euro. Hanno entrambi un conto in banca: sono ricchi; stanno bene. Se questa è la cultura economico-finanziaria della nuova classe dirigente del PD, siamo fritti. È non una novità! A suo tempo, anche Rutelli sosteneva la stessa idea. Qualcuno disse: Rutelli non ha uno straccio di laurea e non distingue tra imposta e tassa, mentre la Serracchiani è laureata in legge, ha esercitato la professione di avvocato e, per giunta, è presidente della Regione Friuli e di imposte e tasse dovrebbe capirne per ragioni di ufficio. Ma al di là del titolo di studio, la Serracchiani sembra mancare di buon senso. L’art. 53 va letto per intero. Il comma 1 parla di capacità contributiva ed è chiaro che questa dipende non solo dal reddito che il contribuente produce ma anche dal suo patrimonio, dalle rendite, dai gioielli, dai quadri di valore che esso possiede e di cui gode. È vero che, di norma, le imposte sono pagate con il reddito ma la capacità contributiva è nozione diversa.
È vero anche l’art. 53 Cost. è solo una norma programmatica, non di rado, attuata solo in minima parte tassando esclusivamente il reddito o, peggio ancora, solo i consumi. Questo significa che il giusto principio costituzionale non viene correttamente applicato consentendo così l’aumento delle diseguaglianze e quindi la violazione anche dell’art. 3 Cost.. Chiunque abbia un minimo di pratica legale – magari per avere presentato un ricorso – sa che i due articoli vanno letti insieme e che il secondo, ragionando in termini di capacità contributiva e di progressività, è uno strumento importante – ma non l’unico – per attuare l’uguaglianza o, quanto meno, cercare di ridurre le diseguaglianze.
Se la nuova classe dirigente del PD non ha chiaro questi collegamenti, è probabile che mancherà anche essa l’obiettivo della giustizia tributaria che è semplicemente premessa fondamentale per attuare la giustizia sociale. Un PD che non ha questo obiettivo non è più un partito di centro-sinistra checché ne dicano i suoi dirigenti. Non mi risulta che questi abbiano prodotto un documento sulla loro visione della giustizia sociale. In questo senso, hanno ragione i dissidenti come Civati, D’Attorre, Fassina e altri secondo cui il PD ha subito una vera e proprio mutazione genetica. Forse non è un caso che alcuni osservatori attribuiscano a Renzi l’idea di costruire un partito della nazione.
PS: Ho condotto il discorso sull’IMU perché tutti scrivono di IMU e non di Tasi. In realtà, l’IMU è stata sostituita dalla TASI nel 2013 e il discorso va riferito a questa ultima imposta.