Dopo gli attentati di Bruxelles si accentua il dibattito su come condurre la lotta al terrorismo. In particolare l’attenzione si concentra sull’alternativa secca: migliore coordinamento dei servizi di intelligence o procura unica a livello centrale. Si tratta di ipotesi di soluzione molto diverse che si infrangono contro assetti molto diversi dei Paesi membri (PM) dell’Unione europea e tra questa ed altri paesi che, per lo stesso motivo, possono e devono essere coinvolti nella lotta globale al terrorismo. In un contesto di attacchi terroristici sempre più frequenti ed in paesi molto diversi non è possibile scegliere tra due alternative nette: affidare la lotta al terrorismo solo alla magistratura inquirente o ai soli apparati di sicurezza. Serve invece la cooperazione tra i diversi apparati giudiziari e dei servizi di intelligence specialmente in quei Paesi dove funziona male la separazione dei poteri. Dove questa è dubbia o fumosa servono strutture più sofisticate e complesse che non possono essere guidate solo da magistrati inquirenti. Fare irruzione in un covo di terroristi pronti a compiere un attentato non può attendere l’autorizzazione del magistrato.
Tornando all’UE, in ogni caso, non ci sono le condizioni né per la prima né per la seconda soluzione per quanto auspicabili e necessarie. Infatti i governi dei PM sono in preda a rigurgiti nazionalistici e, attraverso il Consiglio europeo, frenano qualsiasi sviluppo istituzionale in senso genuinamente federalista. A mio parere, il Consiglio europeo composto dai capi di governo dei diversi PM è il cancro delle istituzioni europee. Finché c’è questo consiglio europeo con questa composizione politica, non è prevedibile un vero cambiamento della situazione nella direzione di un vero e proprio governo federale. Il modo indecente in cui i governi dei PM stanno gestendo il problema dei migranti, il modo scoordinato e del tutto inadeguato in cui stanno affrontando gli attacchi terroristici alle città e alle infrastrutture europee sono la prova provata della incapacità ed inettitudine dell’attuale classe politica europea, indecisa a tutto. Non è questione di inefficienza o addirittura stupidità dei servizi belgi e di abilità di quelli francesi. Porre la questione in questi termini è stupido. La Francia, l’Inghilterra e la Spagna hanno subito analoghi attacchi e non hanno saputo evitarli – non senza ricordare che nulla hanno potuto la CIA e la FBI nell’attentato dell’11-09-2001. Per questi motivi lancio una mia modesta proposta che potrebbe essere utile ad affrontare hic et nunc gli attacchi e le minacce del terrorismo internazionale.
C’è un problema serio di coordinamento delle strutture di intelligence non solo all’interno dei PM della UE ma anche tra l’UE, gli USA, la Turchia e tutti i paesi minacciati dallo Stato islamico. Ritengo che la struttura a cui bisognerebbe guardare sia la NATO, una organizzazione non solo militare ma anche di intelligence efficiente ed efficace che dal II dopoguerra ad oggi ha assicurato la sicurezza esterna ed interna dei Paesi che vi aderiscono. Non ultimo dal 2001 al 2014 ha garantito una certa stabilizzazione della situazione in Afghanistan con la missione ISAF (International Security Assistance Force) contro i Talebani e Al-Qaida. È la NATO che ha l’esperienza e la capacità per agire immediatamente all’interno dei paesi membri e che, su autorizzazione dell’ONU, potrebbe agire oltre i suoi confini storici. Se quella in corso è una guerra che l’ISIS e le altre organizzazioni terroristiche stanno combattendo contro gli USA, l’UE e i loro paesi alleati e, più in generale, contro gli infedeli, credo che l’unica organizzazione sovranazionale in grado di fronteggiare la minaccia terroristica sia proprio la NATO.
Se il terrorismo agisce a livello mondiale come illustra Moisès Naìm su Repubblica del 29 u.s. citando 37.400 vittime solo nell’ultimo anno e i 72 morti di Lahore (Pakistan) del giorno di Pasqua, la risposta non può che essere globale. Se, purtroppo, l’ONU non è in grado di prendere alcuna iniziativa operativa al riguardo, allora, di nuovo, non resta che valorizzare la NATO, l’unica organizzazione che ha tutti gli strumenti per agire subito come la situazione lo richiede. Se le forze della Coalizione anti ISIS telecomandano un drone armato per uccidere i capi dei terroristi islamici, non puoi non aspettarti una escalation di attentati nelle principali infrastrutture mondiali, come aeroporti, linee ferroviarie, metropolitane, luoghi affollati, ecc.. Per mettere in sicurezza questi posti non bastano le normali forze di polizia e l’impiego dell’esercito per controllare meglio il territorio – come contribuisce l’Esercito italiano con il programma Strade sicure. Servono i servizi antiterrorismo, il loro migliore coordinamento anche a livello sovranazionale – senza escludere l’uso della forza militare. Non c’è una fortezza America né, tanto meno, una fortezza Europa se i PM della UE vogliono conservare le loro competenze esclusive in materia di sicurezza.