In un articolo sul Corriere della Sera del 16-09-2014 ( di quasi due anni fa che ho trovato tra i miei ritagli) il prof. De Rita, per decenni apprezzato Presidente del Censis autore e coordinatore del Rapporto sulla situazione sociale del Paese e, da ultimo, anche Presidente del Cnel, dava una spiegazione – per me singolare – del perchè nonostante gli stimoli del governo la società non reagisce innescando una ripresa dell’economia.
Riferendosi ai tanti convegni, workshop, interviste, e dichiarazioni dei primi di settembre, scriveva: “Anche quest’anno il copione si è riproposto, con una maggiore intensità di protagonismo mediatico ma forse con una minore capacità di diagnosi e di prognosi sui problemi sul tappeto. Le passerelle spettacolari delle ultime settimane hanno lasciato quindi un retrogusto deludente, quasi che i loro protagonisti non abbiano dedicato attenzione adeguata al perchè dei fermenti di una società segnata da anni di crisi, di disoccupazione endemica, di compressione dei redditi e dei consumi, di frustrazione per una ripresa che non arriva, di incertezza sugli stessi obiettivi da perseguire nel medio e nel lungo periodo”.
Quasi due anni dopo, la situazione a me sembra la stessa ma aggravata perchè il governo non ha più scuse, non ha alle sue spalle il successo alle elezioni europee ma i risultati deludenti alle recenti elezioni amministrative, ha di fronte la sfida del referendum sulla pasticciata riforma costituzionale. Pertanto la campagna mediatica quest’anno continua senza tregua anche in Agosto nel tentativo, assistito da un super esperto americano, di cambiare la comunicazione errata di Renzi che aveva impostato la campagna referendaria come un giudizio sulla sua persona e la politica del suo governo: o con me o contro di me.
Viviamo un epoca della comunicazione in tempo reale anche attraverso i 140 caratteri di un tweet. Qualcuno dice una banalità e subito gli si risponde con un’altra banalità. Questo tipo di comunicazione alimenta la miopia dei politici, alias, la veduta corta. Se invece, i politici e gli uomini di governo non perdessero tempo con la comunicazione spot e pensassero ad elaborare strategie e programmi a medio-lungo termine, se pensassero alle generazioni future oltre che al consenso di quelle presenti, allora si renderebbero conto che spesso non varrebbe la pena di rispondere alle diverse banalità che, notte e giorno, circolano sul web, che alimentano il dibattito mediatico o, quanto meno, saprebbero inserirle in un quadro strategico. Ma come detto, i politici sono miopi e sono interessati soprattutto a come mantenersi al potere. Vediamo che giorni fa Renzi ha corretto il tiro nella campagna referendaria e la sua ministra per i rapporti con il Parlamento gira l’Italia come una trottola, tra le Feste dell’Unità e altre manifestazioni di insediamento dei Comitati per il si, non risparmiandosi le forze e neanche qualche gaffe.
Del pezzo del prof. De Rita condivido l’analisi introduttiva ma non la parte finale sulla mancata ripresa dell’economia. Non condivido in particolare l’affermazione secondo cui la nostra sarebbe “una società satura e seduta dove ogni sollecitazione alla ripresa viene accolta con indifferenza”. Nelle scienze sociali come l’economia e la sociologia, ovviamente, c’è ampio spazio per le opinioni più diverse. Secondo me, la mancata ripresa è questione di politica economica della quale il governo italiano ha perso il controllo e l’interpretazione sociologica di De Rita è parziale e valida solo se si riferisce ad una certa parte della società e non al tutto.
Non hanno avuto un effetto decisivo ai fini della ripresa nè gli annunci roboanti del governo nè le misure concrete di sussidi e incentivi a pioggia che il governo ha adottato in questi 30 mesi. La verità è che anche i continui annunci catastrofici non fanno effetto perchè sono controbilanciati da quelli ottimistici propalati ad arte dal governo. La gente comune è narcotizzata e/o stordita dal continuo bombardamento di annunci verosimili e di quelli del tutto fasulli e, per lo più, non riesce a distinguere tra quelli fondati e quelli infondati. Gli uomini di governo in particolare vogliono essere sempre presenti nell’arena mediatica e, proprio per questo, anche quando vanno all’estero parlano più dell’Italia quasi a compensare la loro assenza fisica. Molti governanti si lasciano prendere da una sorta di “delirio di onnipotenza”. Ma la gente comune, quella che non si occupa attivamente di politica si difende con l’indifferenza. In fatto, gli annunci mirano a influenzare le aspettative ma se abusati e se alla ripetizione ossessiva degli annunci non seguono misure efficaci chi continua a fare annunci parolai, inevitabilmente, perde autorevolezza e credibilità. Tra la gente che li subisce, non manca l’inquietudine, c’è assuefazione e, peggio ancora, viene meno la fiducia e persino la speranza. Quanto agli incentivi , di nuovo, in un contesto di stagnazione di un quarto di secolo e di bassa produttività, non serve la spinta gentile (nudge) tanto cara ai bocconiani che lo consigliano, serve una forte e prolungata scossa.
De Rita dice che anche gli 80 euro sono andati ad alimentare la “crescente , quasi incredibile propensione a rafforzare il patrimonio”. A riprova cita l’aumento dei depositi bancari, delle polizze a vita, degli acquisti di quote di fondi di investimento, ecc. Così “rafforzando, in silenzio, la propria saturazione”. Questo è vero se, come ha fatto Renzi, si danno gli 80 euro alle famiglie con due redditi da 24 mila euro che si confronta con un medio pro-capite di 17.675 degli italiani nel 2013. Un altro dato apparentemente paradossale che aggiungo io è che dal 2007 cala il potere d’acquisto delle famiglie ma dal 2012 , proprio l’anno della seconda rcessione, aumenta la propensione media al risparmio. Ma si tratta di dati aggregati, medi, nazionali che vanno attentamente disaggregati se si vuole capire cosa sta succedendo.
Verosimilmente anche in fasce della classe media c’è chi per via dell’incertezza e della paura ha aumentato la sua propensione al risparmio ma è cosa ben diversa dire che la società è “satura e seduta” quando a leggere l’ultimo rapporto BES dell’Istat osserviamo un crescente rischio di povertà. Il discorso di De Rita è probabilmente corretto se riferito a quanti vivono – prevalentemente e/o esclusivamente – di rendita. In altre parole, la sollecitazione va rivolta agli imprenditori , ai lavoratori autonomi ma abbiamo visto che gli incentivi alle imprese, lo stesso Jobs Act non sono stati in grado di innescare una ripresa sostenuta e sostenibile perchè alimentata da un adeguato flusso di investimenti pubblici e privati. Inoltre il discorso di De Rita non tiene conto della fianziarizzazione dell’economia , non considera i vincoli stringenti del Fiscal Compact, del TwoPact, del SixPact . Non a caso, in un’ottica di lungo termine, non solo la crisi del 2008 ma anche la stagnazione ultraventennale dell’economia italiana ha prodotto un forte aumento delle diseguaglianze, in parte perchè la mancata attuazione corretta del protocollo del 1993 sulla politica dei redditi, le manovre restrittive per entrare nell’Euro, la crisi delle due Torri del 2001, la manovra restrittiva del 2007 ed, in massima parte, dopo il 2008 e il 2009, la politica dell’austerità imposta dal Consiglio europeo e recepita passivamente dal governo di un Berlusconi screditato di suo e che dopo aver litigato con Tremonti non trova di meglio che farsi scrivere una lettera dalla BCE preparata in Banca d’Italia. La politica dell’austerità, ossia, la svalutazione interna dei prezzi e dei salari nel tentativo maldestro di guadagnare la competitività del sistema, ha funzionato per abbassare lo spread ed evitare il contagio, ossia, un attacco massiccio al debito pubblico italiano, ma la somma delle manovre di Berlusconi e quelle aggiuntive di Monti hanno tagliato selvaggiamente spesa corrente e spesa in conto capitale compromettendo ogni possibilità di ripresa a breve. A nulla sono valsi il dissenso e il diverso parere di Premi Nobel e di centinaia di economisti italiani i governi Monti, Letta e ora Renzi sono andati avanti sulla stessa linea. Al di là delle diatribe tra le diverse scuole di economisti, dico che la politica dell’austerità attentamente calibrata avrebbe potuto funzionare in un contesto esterno in espansione. Per l’Italia e per i paesi euromed , invece , il contesto della UE e quello de resto del mondo era recessivo. Bisognava rilanciare la domanda interna ma ciò non è stato chiesto da Monti che anzi ha firmato tutti gli accordi intergovernativi che avevano ed hanno dato la priorità del risanamento dei conti pubblici. Ed i governi successivi hanno portato avanti la stessa politica economica di Monti cercando di ottenere qualche margine di flessibilità su regole comunque restrittive che non consentono tuttora di rilanciare la domanda interna nè per i consumi nè per gli investimenti.
La svalutazione interna dei salari ha tagliato solo i salari. Non ha riguardato le rendite che, con l’introduzione dell’euro e l’abbassamento dei tassi di inetersse, si era consistentemente rimpinquate. Secondo dati della Banca d’Italia molte famiglie avevano raddoppiato il loro patrimonio immobiliare e, in alcuni casi, persino triplicato. Con la crisi si sgonfia la bolla immobiliare , i proprietari di immobili subiscono grosse perdite in conto capitale e subiscono un aggravio della tassazione delle rendite finanziarie. Cionostante e in mancanza di alternative, le famiglie più ricche vengono spinte ad investire in attività finanziarie o semplicemente parcheggiano la loro liquidità depositandola in banca. Da qui l’aumento dei depositi bancari che continuano a crescere anche quest’anno secondo gli ultimi dati dell’Associazione Bancaria Italiana di fine luglio 2016. Paradossalmente, la grande crisi del 2008-09 causata dalla finanza rapace di Wall Street e dei suoi complici europei promuove l’ulteriore finanziarizzazione del sistema. Come ho detto, nella UE abbiamo avuto due recessioni, l’economia reale boccheggia, si verifica quello che Piketty ha messo bene in evidenza per dimostrare la finanziarizzazione dell’economia . Se il tasso di rendimento degli investimenti in attività finanziarie è più alto di quelli che si può realizzare investendo nell’economia reale, le famiglie, i risparmatori si spostano vieppiù nella finanza. È una variante equivalente della nozione di efficienza marginale del capitale, uguale a quel tasso di interesse che attualizza i rendimenti futuri dell’investimento in un bene capitale che eguagli il tasso di interesse normale per gli investimenti in attività finanziarie – ovviamente con tutti i margini di incertezza relativi alle previsioni rispetto ad anni futuri più o meno lontani. O il primo è più elevato del tasso di interesse oppure rinuncio all’investimento e parcheggio (deposito) la mia liquidità in banca. Con economia stagnante e con politica monetaria a tassi zero e politica fiscale restrittiva siamo in un cul de sac. Tutto questo è il risultato di cinque anni di politica dell’austerità. Tutte le autorità di politica economica a livello europeo auspicano ipocritamente maggiori investimenti ma evitano di chiarire che in alcuni paesi membri (euromed) le imprese fronteggiano una domanda interna taglieggiata dalla svalutazione interna di prezzi e salari e che i governi devono dare la priorità al risanamento dei conti pubblici e non ultimo alla riduzione del debito pubblico.
I governi dei PM non possono mobilitare il risparmio privato crescente delle famiglie più ricche perchè non possono indebitarsi. Alla maggiore liquidità immessa dalla BCE nel sistema non si abbeverano i cavalli dell’economia reale nè quelli degli operatori privati che in molti casi devono rientrare sui crediti avuti precedentemente nè quelli dell’operatore pubblico. In grossa parte, la liquidità è stata assorbita da investitori istituzionali, dalle banche di investimento e dalle società finanziarie. Continuano a soffrire le famiglie con redditi medio-bassi; soffrono le imprese e la produzione industriale cala. Soffrono le stesse banche che investono in titoli pubblici a basso rendimento. Le aspettative sono negative. Le famiglie ricche rafforzano il loro patrimonio; quelle con redditi medio-bassi stringono la cinghia. Aumenta il rischio di povertà. Se questa sommaria analisi è corretta non siamo di fronte ad una società “satura e seduta”. Siamo di fronte ad una società stremata e senza speranza. Ma siamo a Ferragosto, chi può si goda qualche periodo di vacanza.
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