Mercoledì 6 dicembre ’17, la Commissione europea (CE) ha presentato per sette proposte che affrontano diversi problemi sul tavolo dell’Unione e che probabilmente saranno oggetto di un primo esame del prossimo Consiglio europeo. Non ho ancora capito se la Commissione si è mossa di propria iniziativa o d’intesa con qualche membro influente del Consiglio europeo. Le proposte riguardano il Fiscal Compact, il meccanismo salva-Stati (ESM) da trasformare in Fondo monetario europeo FME; gli incentivi per le riforme strutturali; il coordinamento dei fondi strutturali, la politica regionale e consimili; nuovi strumenti di bilancio; e l’istituzione di un c.d. ministro europeo dell’economia e delle finanze; un annesso articolato di statuto che riguarda il FME. Essendomi già occupato della proposta del MEF europeo, dedico questa nota all’analisi di questo documento che presenta qualche elemento di novità rispetto a precedenti posizioni della stessa CE.
La proposta del MEFeur viene giustificata con l’idea di rafforzare l’Unione economica e monetaria su cui, come noto, la CE aveva presentato un c.d. Documento di riflessione. Vuole perseguire anche una maggiore trasparenza del processo decisionale non di rado poco decifrabile da parte dei non addetti ai lavori. Secondo me, gioca sull’equivoco della persistente ambiguità circa le competenze nazionali in materia di politiche fiscali – formalmente decentrate ma sostanzialmente centralizzate. In altre parole, la CE fa finta che fin qui non ci sia stata una forte centralizzazione anche in questa materia con il c.d. semestre europeo, il novellato patto di stabilità e crescita (PSC) reg. 1175/2011 e annessi regolamenti e direttive, con l’accertamento della c.d. fiscal stance, ossia, la misurazione del segno più o meno espansivo e/o restrittivo della politica fiscale che, tutti insieme, hanno imposto e continuano a imporre le politiche di austerità e l’abbassamento del deficit verso il pareggio di bilancio strutturale di medio termine che attraverso il Fiscal Compact è stato modificato e/o iscritto ex novo nelle Costituzioni dei PM che non lo prevedevano. Come ho scritto precedentemente la scelta del MEFeur era stata proposta dalla CE come alternativa a quella del FME che doveva acquisire le risorse del Fondo salva Stati e in più la sorveglianza sui bilanci pubblici dei PM attualmente di competenza della stessa CE. Questa ora ripiega su una proposta di compromesso che cerca di conciliare a parole le due idee cercando di ritagliare un ruolo per il MEFeur che diventerebbe diventare Vice-presidente della CE e, allo stesso tempo, presidente dell’Eurogruppo che mette insieme i MEF dei Paesi dell’eurozona (PMEZ).
Che cosa dovrebbe fare il MEFeur lo sintetizza il grafico di p. 2 del documento n. 823 final del 6-12-2017. Sono indicate otto funzioni: 1) perseguire l’interesse generale dell’economia dell’eurozona (pari all’85% di tutta l’UE) e rappresentarla a livello globale; 2) rafforzare il coordinamento delle politiche fiscali e sorvegliare il rispetto delle regole economiche, fiscali e finanziarie; 3) pronunciarsi sull’adeguatezza della politica fiscale dei PMEZ a supporto della politica monetaria della BCE; 4) sorvegliare l’utilizzo degli strumenti, alias, fondi di bilancio dei PMEZ, inclusi incentivi per riforme strutturali, misure di stabilizzazione per i PMEZ, e quelle per convergenza PM non EZ; 5) riferire al Parlamento europeo; 6) svolgere l’incarico di Vice Presidente della CE; 7) presiedere l’Eurogruppo – come noto gruppo informale dei MEFEZ ma molto influente;8)sorvegliare il lavoro del FME.
Molte di queste funzioni sono evidenti. Nella versione inglese il documento utilizza quasi sempre il verbo oversees, sorveglia, supervisiona, sovrintende le funzioni di altri che hanno gli strumenti. Perciò mi limito ad un breve commento della seconda e della terza funzione: l’alta difficoltà di attuare il coordinamento da parte di un membro della Commissione che non ha poteri di veto né risorse adeguate, che non ha un vero e proprio bilancio di adeguata dimensione a sua disposizione né potere di indebitamento. In buona sostanza può fare “moral suasion but no arm twisting”. In assenza di un vero governo europeo e di un vero ministro delle finanze, la terza funzione mira al consolidamento del ruolo egemonico della BCE che resterebbe la massima Autorità non solo in materia di politica monetaria ma anche in politica economica e finanziaria e con uno Statuto che premia solo la stabilità dei prezzi e non menziona l’obiettivo della occupazione. Non si fa alcun riferimento al problema del divieto di indebitamento. Non ultimo, a leggere le argomentazioni a supporto delle funzioni principali di un MEFeur traspare l’idea del culto dell’uniformità, alias, delle buone pratiche da far valere nei confronti di tutti a prescindere da ogni situazione particolare, come se tutti avessero le stesse preferenze per i beni pubblici e gli stessi gusti per quelli privati. In altre parole, la CE insiste nel prescrivere la ricetta unica quando le malattie, i problemi delle economie degli stessi PMEZ sono diversi o si trovano in fasi congiunturali diverse – per non parlare dei PM non dell’eurozona che devono comunque convergere o accogliere in toto le regole dei primi senza e senza ma. Senza tener conto l’Unione è comunque un assetto istituzionale decentrato di tipo federale che deve saper conciliare l’unità con le diversità.
L’unico punto che mi sembra positivo nella proposta è il tentativo di salvaguardare il ruolo della Commissione proponendo di ricondurre anche il fondo salva Stati all’interno del diritto comunitario. Come detto sopra, si tratta di proposte e prima di dare un giudizio definitivo bisognerà vedere se saranno accolte dal Consiglio e dal Parlamento europeo e con quali eventuali modifiche.

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