Il MEF Tremonti ha bisogno disperatamente del gettito dello scudo fiscale ma gli evasori non si fidano più neanche di lui e tentennano a riportare indietro i soldi che hanno nascosto all’estero con la collaborazione delle banche – anche svizzere.
Tremonti reagisce scatenando la Guardia di Finanza e l’Agenzia delle entrate secondo gli annunci e i proclami dell’estate scorsa. Reagisce la Svizzera. Tutto bene? No perché né Tremonti né i dirigenti dell’Agenzia delle entrate sembrano ricordare la storia. Eppure Tremonti allora era consigliere giuridico del Ministro Formica.
Nel 1982 ci fu un altro condono fiscale motivato dalla introduzione della legge c.d. manette agli evasori. Il decreto legge poi convertito in legge previde termini lunghi per fare il condono: dal 10 luglio a metà novembre – poi prorogato al marzo successivo.
Il Servizio centrale degli ispettori consigliò di non sospendere l’attività di verifica ed accertamento della Guardia di finanza e degli uffici finanziari civili. Sennonché la cosa non piacque a molti contribuenti portando la questione sino alla Corte Costituzionale. Questa con la sentenza n. 175 del 27/06/1986 dichiarò illegittimi gli accertamenti notificati in pendenza dei termini del condono.
Se la storia dovesse ripetersi, altro che 2 miliardi di maggiore gettito. Tutta l’operazione potrebbe risolversi in una beffa per i contribuenti onesti.