I due poli sono prigionieri degli schemi ideologici che si sono creati. L?esperienza del governo Berlusconi mi sembra dimostri come la stabilità del governo non porti necessariamente al buon governo del Paese. Una cosa è la stabilità del governo, quella del leader e della sua maggioranza secondo il ddl di riforma costituzionale e ben altra cosa è il buon governo o la ?governance? del Paese.
Si possono fare diversi esempi: la legge Cirami, quella sul falso in bilancio, la legge sulla tutela del risparmio che non riesce ad arrivare in porto, i condoni a raffica che premiano i furbi e minano il senso di giustizia, quella sulla immunità delle massime cariche dello Stato, quella sulla riforma della giustizia che poco o punto ha a che fare con il giusto processo in tempi ragionevoli, quella sulla Rai e sulle televisioni che si è attirata un rinvio da parte del Presidente della Repubblica ma che poi è stata approvata senza cambiarne l?impianto, la legge sulla fecondazione assistita su cui pende il referendum, ecc..

Le vicende della riforma costituzionale che va avanti a colpi di maggioranza semplice respingendo ogni invito del Presidente della Repubblica ad assumere un atteggiamento più cooperativo da parte di tutti. Gli stessi che poi la Domenica affermano solennemente che le riforme costituzionali innanzitutto ma non solo esse vanno approvate con maggioranze qualificate e, quindi, con il voto dei due schieramenti. No in Italia non si può fare perché si cade nel consociativismo, nel trasformismo una malattia infettiva che potrebbe portare la peste bubbonica e la morte della democrazia. E? meglio avere dei bei schieramenti nettamente contrapposti così che gli elettori possano avere una idea più precisa delle responsabilità e, alla fine della legislatura, tirarne le conseguenze in termini di consenso da confermare o da negare.

Ora c?è una riforma costituzionale che da un lato ha impegnato oltre due anni di questa legislatura, che nel frattempo ha bloccato l?attuazione della riforma del Titolo V (fatta nel 2001) e soprattutto l?attuazione del federalismo fiscale (art. 119 modificato nel 2001) rinviata alla prossima legislatura. Ci sono dei gravi problemi di dissesto dei conti pubblici che richiedono manovre dolorose. C?è un serio problema di competitività del Paese. Si prospettano riforme del sistema elettorale e della par condicio. Occorre riflettere attentamente da parte di tutti su alcuni scenari possibili.

I scenario. Dopo il dibattito in Parlamento, Berlusconi non ottiene la fiducia ed è costretto a dimettersi. Si va alle elezioni a giugno superando alcune difficoltà tecniche. La CdL perde le elezioni. Il ddl di riforma costituzionale decade automaticamente.
Con o senza riforma del sistema elettorale, è improbabile che il Centro-sinistra probabile vincitore delle elezioni anticipate possa ottenere una maggioranza di 2/3. Se stiamo alle ammissioni di responsabilità sulle modalità di approvazione della riforma del 2001 con pochi voti di maggioranza, come fa il Centro-sinistra a portare avanti un nuovo progetto di riforma costituzionale o una modifica limitata del Titolo V pure questa ritenuta necessaria da diversi esponenti di questo Polo?

II scenario. Berlusconi dopo il dibattito parlamentare ottiene la fiducia dei suoi alleati come da impegni assunti dagli stessi in questi giorni ma confermando la non partecipazione diretta al governo. Il governo Berlusconi bis sarebbe oggettivamente più debole e ?tirerebbe a campare? per il resto della legislatura. Come? Non si sa specie se anche AN dovesse ritirare i suoi ministri. Verosimilmente non riuscirebbe a portare avanti le ultime letture della riforma costituzionale ed allora anche la Lega potrebbe far venire meno il suo appoggio diretto.
Probabilmente la legislatura si concluderebbe comunque in anticipo ma nel frattempo il governo utilizzerebbe tutti i suoi poteri ? anche quelli della spesa pubblica ? per recuperare consensi elettorali. La situazione dei conti pubblici potrebbe solo peggiorare. Il governo potrebbe lasciare una vera e propria voragine che ci farebbe incorrere nella procedura sanzionatoria prevista dal Patto di stabilità e crescita e che renderebbe ancora più difficile la gestione del debito pubblico
Il Centro-sinistra, probabile vincitore delle elezioni, dovrebbe imporre lacrime e sangue per risanare i conti pubblici e cercare il rilancio dell?economia.

III scenario. Quello meno probabile. La maggioranza, in un modo o nell?altro, riesce a far passare la riforma costituzionale così com?è. La riforma viene quindi bocciata dal referendum popolare. Il Centro-sinistra dovrebbe ricominciare tutto da capo. Un?intera legislatura andrebbe perduta. I conflitti di attribuzione tra governo centrale e regioni davanti alla Corte costituzionale aumenterebbero inevitabilmente, mettendo a dura prova la governabilità del sistema. Il Centro-destra potrebbe soffiare su tali conflitti, logorare ulteriormente le istituzioni, ecc.

IV scenario. Entrambi i poli si convincono che, in questo anno, si può salvare la riforma costituzionale modificandola consensualmente. Si può impedire il peggioramento dei conti pubblici, cooperare alla elaborazione della legge finanziaria 2006, votando congiuntamente il saldo del fabbisogno e le sue opzioni principali.
C?è un segnale positivo in questa direzione se Berlusconi conferma la rinuncia all?attuazione della terza tranche della riforma dell?IRE annunciata da Siniscalco.
Serve una grande coalizione per la riforma costituzionale, per risanare i conti pubblici e rilanciare l?economia.
Ritengo che spetti all?attuale opposizione ? oggi maggioranza nel Paese ? avanzare la proposta e verificarne la fattibilità a condizione che la maggioranza parlamentare abbandoni la logica amico-nemico e assuma un atteggiamento cooperativo.
C?è l?esempio tedesco della grande coalizione tra CDU e SPD del 1966-69 che vide la prima partecipazione dei socialdemocratici al governo federale. Ha funzionato. Successivamente i socialdemocratici hanno governato con i verdi.

Concludendo, sarebbe più saggio da parte di tutti cercare di arrivare ad un patto di fine legislatura costruito su tre punti fondamentali:
a) modifica della riforma costituzionale ridimensionando i progettati poteri autocratici del premier e introducendo la sfiducia costruttiva alla tedesca;
b) attuare subito il federalismo fiscale instaurando un rapporto cooperativo con le Regioni e riformando il sistema dei trasferimenti alle regioni meridionali;
c) risanamento dei conti pubblici e rilancio della crescita economica e della competitività.

Tra elezioni anticipate a giugno e agonia lenta e pericolosa di questo governo c?è una terza via: la grande coalizione. Che si modifichi o meno il sistema elettorale, occorre superare la logica della contrapposizione muro contro muro. Ci sono i momenti della competizione elettorale e quelli della cooperazione per il buon governo del Paese. Distinguerli è nell?interesse di tutti. E? utopia?