A proposito della phronesi di Tremonti – vedi post precedente -, è chiaro che Egli si contraddice quando, da un lato, parla della phronesi , ossia, della saggezza, della virtù che dovrebbe guidare le azioni degli uomini – implicitamente assumendo che le loro scelte possono essere diverse e, quindi, imprevedibili -, dall’altro, quando critica gli economisti che, in generale, “non ci prendono” o “non ci azzeccano” come direbbe Di Pietro. Qui l’assunto implicito è che l’economia sia una scienza esatta come quelle fisiche e questo è sbagliato. L’economia è una scienza sociale ed ha a che fare con i comportamenti degli uomini. In questi termini, questa confutazione vale anche per le recenti e medesime  critiche fatte  agli economisti  da Giovanni Sartori. Questi è un politologo e grande esperto di ingegneria costituzionale. Tremonti di diritto tributario. Il diritto è scienza sociale come l’economia. I giuristi pretendono la precisione dagli economisti ma non da se stessi. Perché loro, comunque, sono portatori  della c.d. cultura dell’orologio, del tutto previsto come lo scorrere del tempo e di meccanismi che infallibilmente lo misurano. Quando scrivono una costituzione o, più semplicemente, uno statuto, sulla carta, prevedono tutto: come si nomina il presidente, come lo si vota, cosa deve fare e non fare, come lo si sostituisce, ecc.. Poi, magari, il meccanismo non funziona perché gli uomini delle istituzioni non si comportano necessariamente secondo le norme studiate e scritte dai giuristi. Ma questo è un altro discorso, e gli economisti, rendono pan per focaccia ai giuristi, dicendo che le norme erano state scritte male.