A che serve il nuovo Trattato franco-tedesco?

 La Francia e la Germania hanno firmato ieri un nuovo Trattato di cooperazione tra di loro per concordare linee di più stretta intesa sulle questioni di maggiore integrazione europea. Il Trattato di Aquisgrana rinnova quello dell’Eliseo di 56 anni fa. Ma oggi non si capisce che senso abbia un Trattato del genere all’interno di una Unione. O questa parola ha un preciso significato e ce l’ha se uno pensa all’Unione economica e monetaria, alla stretta sorveglianza delle politiche economiche e finanziarie o è una parola vuota. E’ vero che oltre al metodo comunitario negli ultimi decenni è stato utilizzato sempre più frequentemente il metodo intergovernativo ma il ricorso a quest’ultimo è stato motivato dal fatto che i paesi leader non si fidavano della pronta attuazione delle decisioni europee da parte di alcuni paesi. Bisogna pensare che in prospettiva neanche la Francia e la Germania si fidano di loro stesse? Se poi lo scopo fondamentale del Trattato è quello di dare solennità all’impegno di periodiche consultazioni preventive, che bisogno c’è di ricorrere allo strumento del Trattato? Non è che negli Stati Uniti la California e il New Jersey ricorrono ad un Trattato per consultarsi ed esprimere un parere concordato nella Conferenza dei governatori? O forse dobbiamo assumere che nonostante i progressi fatti in chiave di maggiore integrazione europea dobbiamo ritenere che siamo ancora gli Stati Disuniti d’Europa? Neanche in quest’ultimo scenario hanno senso gli insulsi e masochistici attacchi alla Francia da parte dei due Vice-presidenti del Consiglio Di Maio e Salvini.

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