Le magie di Di Maio

Risibile l’argomento del M5S secondo cui il reddito di cittadinanza non incoraggerebbe l’azzardo morale (adagiarsi sul divano senza cercare un lavoro). Sarebbe prevista una norma che farebbe perdere il sussidio nel caso in cui il disoccupato e l’inattivo rifiutassero 2-3 offerte di lavoro da parte delle agenzie e/o del ministero del lavoro.
In un contesto in cui tra disoccupati e inattivi (persone che non cercano lavoro perché sanno che non se ne trova) abbiamo 7 milioni di persone senza lavoro nessuno chiarisce come farebbero Di Maio e le agenzie del lavoro a concretizzare dette offerte. Forse Di Maio pensa a qualche magia?

Molti governanti trascurano la vera risposta: spingere l’economia verso la massima occupazione (4-5%) rispetto all’attuale 10,6%. Pochi si rendono conto che se il governo non riesce a fare crescere l’economia tra il 2 e il 3% non si creano posti di lavoro.

La Banca europea degli investimenti si è detta disponibile a finanziare la ricostruzione del Ponte Morandi. Ma questo non è un caso isolato c’è un problema enorme di manutenzione straordinaria delle infrastrutture, delle scuole, di riassetto idrogeologico del territorio. Serve l’attuazione della regola d’oro (golden rule) degli investimenti.

Se questo governo vuole lasciare una traccia importante della sua esistenza, è questo il terreno su cui deve battersi. Creare nuovi posti di lavoro è la risposta vera per rilanciare la domanda interna di consumi e investimenti.

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Le “nuove” illusioni fiscali.

Il governo giallo-verde di Di Maio e Salvini, stando agli annunci, proporrà a Ottobre una riedizione di quello che già c’è: un regime di condono permanente a suo tempo istituito da Giulio Tremonti. La pace fiscale rimodulerebbe il sistema dei ravvedimenti operosi, degli accertamenti con adesione, delle conciliazioni giudiziali, delle rottamazioni delle cartelle esattoriali sempre con grandi sconti su sanzioni e pene pecuniarie e, non ultimo, con saldi massimi per le rottamazioni. La prima osservazione è che detta scelta non innova su niente, percorre le solite vecchie strade; le scelte dell’attuale governo, sedicente del cambiamento, sono in perfetta continuità con quelle del passato; semmai sono tecnicamente peggiori. I nuovi arrivati, in preda a delirio di onnipotenza, non si rendono conto degli effetti devastanti che le loro scelte avranno sulla propensione ad adempiere ai doveri tributari da parte degli italiani ancora liberi di scegliere. La seconda osservazione che viene spontanea riguarda la tecnica di comunicazione per cui non si parla di condoni e amnistie ma di “pace fiscale”: ma c’è stata mai in questo paese una guerra seriamente combattuta nei confronti degli evasori? Non mi risulta e se quando qualche governo l’ha minacciata o ha orchestrato qualche scaramuccia, poi l’ha persa come dimostrano le statistiche pubbliche e private degli ultimi 50 anni: evasione stimata sempre attorno al 7-8% del PIL. Nella logica dell’occupazione dei posti di potere più rilevanti da parte dei vincitori delle elezioni (spoils system ) nei giorni scorsi è arrivata una grande novità: un Generale della Guardia di finanza è stato nominato direttore dell’Agenzia delle entrate. Qualcuno ingenuamente potrebbe pensare che i suddetti esponenti del governo vogliano fare sul serio la guerra agli evasori nostrani. Invece no. Si tratta dell’ennesimo inganno che i governi di questo Paese hanno sempre perpetrato a favore delle classi dominanti e dei rentiers. Se uno prende sul serio il programma del governo come annunciato fin qui: flat rate tax fasulla ora meglio rinominata come riforma dell’Irpef con soli tre scaglioni di reddito di cui due accorpano i precedenti quattro con aliquote medie effettive presumibilmente più basse e uno sopra i 75 mila euro con aliquota ferma al 43%, con eventuale tassazione del nucleo familiare con il sistema francese del quoziente familiare in materia di imposte dirette; ampliamento o quasi raddoppio dei regimi forfettari ai fini dell’imposta sul valore aggiunto; taglio e/o riduzione delle accise (imposte di fabbricazione) su alcuni prodotti in materia di imposte indirette; ma soprattutto, in materia di controlli fiscali : non abrogazione degli studi di settore ma loro trasformazione in indici sintetici di fedeltà fiscale, abrogazione del redditometro, dello spesometro, e di altri consimili strumenti di accertamento sintetico, allora non riesco a vedere come persino un generale posto a capo di uno sparuto esercito in pratica disarmato possa condurre sul serio una guerra all’agguerrita massa di evasori. A qualcuno che ha già fatto notare questa incongruenza un esponente di secondo piano del governo giallo-verde ha precisato che il Generale Antonino Maggiore farà la guerra soprattutto ai grandi evasori. Anche questo è un altro grande inganno perché i grandi evasori sono pochi e molto agguerriti e si avvalgono sistematicamente delle scappatoie che il contesto planetario e quello europeo di concorrenza fiscale offre, mentre in Italia abbiamo 4,3 milioni di piccole e medie imprese e 4,7 milioni di lavoratori autonomi che contribuiscono non poco ai 130 miliardi di evasione stimata.
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